La Fondazione Rete Lirica delle Marche apre la sua Stagione 2023/2024 con Tosca, capolavoro del 1900 scritto da Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica dal dramma omonimo di Victorien Sardou. Sarà un allestimento ricco di significato per il mondo della lirica: si tratta infatti uno dei primi omaggi al compositore toscano in vista delle celebrazioni per il centenario dalla morte e poi costituisce in omaggio a Renata Scotto, grande soprano italiano che nella seconda parte della sua carriera si è dedicata alla regia e alla formazione dei giovani. La Scotto – che ha firmato la regia di questa edizione di Tosca coprodotta dalla Rete Lirica delle Marche con Teatro dell’Opera Giocosa di Savona e del Teatro Politeama Greco di Lecce – è scomparsa lo scorso mese di agosto e il suo lavoro è stato ripreso per l’occasione da Renato Bonajuto. Tosca debutterà al Teatro Ventidio Basso di Ascoli sabato 18 novembre alle 20.30, rappresentazione preceduta dall’anteprima giovani giovedì 16 novembre alle 17.00. Quindi sarà in scena al Teatro dell’Aquila di Fermo sabato 25 novembre alle 21.00 (con anteprima il 23 novembre alle 17.00) ed infine al Teatro della Fortuna di Fano sabato 2 dicembre alle 20.30 (in anteprima il 30 novembre alle 17.00). «Tosca – racconta Renato Bonajuto – è opera fortemente connotata dal periodo storico in cui si svolge, il giugno 1800, con la battaglia di Marengo vinta da Napoleone, che minaccia i precari ordini politici ricostituiti in centro Italia. Di questa vicenda, non solo ci è interessato restituire la giusta atmosfera storica (e “romana”, quanto colore c’è nella partitura di Puccini che continuamente richiama gli aromi e le tinte della Città Eterna) ma il clima misto tra sensualità e afflato religioso di cui la trama è intrisa. Il Barone Scarpia (“bigotto, satiro, che affina con le devote pratiche la foia libertina” come lo descrive Cavaradossi) è schiavo della bramosia fisica che nutre nei confronti di Tosca, condita da un esercizio “pio” che è in gran parte schermato di ipocrisia. Ben diversa le fede di Tosca, radicata su tradizioni popolari, anche esteriori se si vuole, e attraverso cui la donna si mette in un certo senso sullo stesso piano dell’Onnipotente. L’unico davvero “laico” è Mario Cavaradossi, che in certo modo è il personaggio che ha la visione più lucida delle cose e, probabilmente, nell’ultimo atto, non crede alla grazia di Scarpia fino in fondo, ma comunque asseconda Tosca in un sogno di felicità e libertà prossimo ad infrangersi da lì a poco». Nel cast il soprano Monica Zanettin nel ruolo del titolo, Vincenzo Costanzo in quello di Mario Cavaradossi e Federico Longhi come barone Scarpia. E poi Luciano Leoni (Cesare Angelotti), Domenico Colaianni (Un Sagrestano), Pietro Picone (Spoletta), Davide Filipponi (Sciarrone), Carlo Bonelli (Un carceriere). Sul podio Giovanni Di Stefano alla guida della FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana, del Coro del Teatro Ventidio Basso preparato da Giovanni Farina e del Coro Voci Bianche La Corolla Spontini, istruito da Mario Giorgi. Le scene sono di Michele Olcese, i costumi di Artemio Cabassi e le luci di Andrea Tocchio