Il 90% degli edifici ad Ascoli presenta difformità edilizie. Lo conferma l’Ufficio tecnico dell’Arengo. E anche questo pesa come un macigno, alla luce delle normative, sulla ricostruzione post terremoto, raddoppiando i tempi delle pratiche. Se poi aggiungiamo il dato degli edifici inagibili (tipologia E e qualche B), pari a 1.813 che corrispondono ad altrettante pratiche e aggiungiamo che solo 371 sono state finora presentate, non resta che prendere atto di quanto procedure farraginose e burocrazia eccessiva abbiano influito nell’impantanare questa ricostruzione post terremoto che sembra interminabile.
Una burocrazia e una inadeguatezza delle procedure che, per non rendere eterna tutta la fase post sisma, hanno spinto l’Arengo e gli ordini professionali di ingegneri, geometri e architetti a stringere un patto di alleanza per trovare una via di uscita, passando attraverso confronti costanti per valutare come semplificare, dove possibile, l’iter delle pratiche. Questo considerando sempre e comunque che per quel 90% che presenta difformità edilizie più o meno gravi i tempi rischiano comunque di essere doppi. E qualcuno, nei casi più importanti di difformità, non ci sarà alcun contributo.
Ma adesso, nella palude della ricostruzione che ristagna, si apre il confronto tra chi deve stare sul campo, ovvero un dialogo tra Arengo e tecnici, con il primo confronto previsto il prossimo 26 settembre alle ore 15 all’auditorium Montevecchi, aperto a ingegneri, architetti e geometri che operano sul territorio ascolano sul tema delle difformità e delle sanatorie edilizie per la ricostruzione. Poi altri confronti a cadenza mensile.
“La nostra vuole essere un’iniziativa – spiega il sindaco Fioravanti – che si pone l’obiettivo di allineare il linguaggio e creare una stretta sinergia tra il nostro Ufficio terremoto, che stiamo potenziando, e i tecnici che seguono la ricostruzione. La nostra richiesta ai livelli alti, ovvero allo Stato, è quella di delegare maggiormente i Comuni per velocizzare i tempi e derogare alla normativa europea sulla concorrenza anche per far sì che lavorino per il post terremoto le aziende locali e ci siano ricadute dirette. Su questo aspetto stiamo lavorando insieme agli altri sindaci”.
“E’ sotto gli occhi di tutti – afferma il vice sindaco con delega all’Urbanistica, Giovanni Silvestri – che ci siano difficoltà importanti per le famiglie, per i tecnici e per i nostri uffici. E’ una ricostruzione che sembra senza fine. Noi, in attesa che dall’alto ci arrivino certezze e risposte che possano migliorare la situazione a distanza di 3 anni, abbiamo deciso di muoverci e collaborare in maniera costante con gli ordini di geometri, ingegneri e architetti proprio per cercare, da parte nostra, di accelerare al massimo e ridurre i tempi delle pratiche. Abbiamo definito alcuni punti su cui confrontarci individuando una sorta di “istruzioni per l’uso” e ora coinvolgeremo tutti i diretti interessati in una serie di incontri a cadenza mensile. Dobbiamo cercare di accelerare, per noi è una delle priorità programmatiche, anche per contrastare lo spopolamento”.
Il dirigente comunale del settore edilizia privata, l’architetto Ugo Galanti, sottolinea come ora si debba “fare squadra”. “Nelle procedure ci sono tanti aspetti che ci mettono in difficoltà – aggiunge – e crea problemi anche ai tecnici che seguono la ricostruzione privata. Ma è proprio su tutti gli aspetti che in questo senso possiamo migliorare che ci confronteremo, punto dopo punto, per velocizzare dove si può. E’ chiaro che la situazione è complessa: ad Ascoli gli edifici inagibili, ovvero quelli con schede di tipo E e qualche B, sono 1.813, ma solo 371 pratiche risultano presentate e in fase istruttoria. Le altre devono ancora essere presentate. Altro aspetto importante è quello degli immobili con difformità edilizie: in città si tratta del 90% degli edifici. E questo, in ogni caso, raddoppia i tempi delle pratiche perché prima bisogna sanare per poter poi accedere ai contributi per la ricostruzione. Proprio su questo aspetto verterà l’incontro del prossimo 26 settembre. Dobbiamo snellire per quanto possibile le procedure che sono a nostra disposizione, anche se servirebbero procedure straordinarie”.
“Finora – spiega il presidente del Collegio dei geometri, Crocetti – abbiamo partecipato a circa 120 riunioni, sono state fatte tante chiacchiere ma si è perso tempo a causa della burocrazia insopportabile. Un esempio? Per la pratica di una casetta con un intervento sotto i 100 mila euro bisogna presentare 80 documenti. E ora ne sono stati chiesti altri 20 integrativi… Di questo passo occorreranno 20 anni per ricostruire, ma fino a quando si potrà continuare a pagare i contributi autonomi di sistemazione alle famiglie sfollate?. Nel ’97 dopo 5 anni, a parte qualche piccolo strascico, la ricostruzione era terminata. Qui dopo 3 anni ci sono ancora le macerie. E si continuano ad avvicendare commissari”.
Il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Brandimarti, evidenzia invece la necessità di “garantire la correttezza delle progettazioni e controllare gli interventi per evitare poi che, quando arriva un terremoto, si scoprano tutte le difformità. E’ un aspetto molto importante. Dobbiamo lavorare con attenzione sulle progettazioni degli interventi e al tempo stesso snellire la burocrazia”.