Il Futuro Memoria Festival si è concluso ieri con un grande riscontro di pubblico e attenzione mediatica e la consegna dei prestigiosi premi itineranti ‘Visioni’ a Mario Martone, Luciano Canfora, Franco Cardini e Francesco Bruni. Negli anni, dal 2015. il premio è andato a personalità eminenti della cultura e dello spettacolo, da Mentana ad Augias, da Zygmiunt Bauman a Sergio Castellitto
Assai rilevante e inedito l’incontro tenutosi sabato nella Sala della Ragione che ha visto Italia centrale unita per un grande progetto culturale condiviso, che ha visto i Festival di Ascoli, Foligno, Spoleto, Gubbio, Cassino, Civita di Bagnoregio, Assisi, Siena e Roma (con il nuovo e originale progetto ReWriters) puntare convintamente e congiuntamente sulla condivisione del patrimonio territoriale umano, storico, intellettuale, con un occhio di riguardo ai giovani. Ma lo è stato anche, nella cornice del Festival, il rapporto tra uomini e donne e il tentativo di ricostruire a tutto tondo l’immaginario femminile, talvolta troppo stereotipato ed idealizzato, di grandi poeti, come Cecco d’Ascoli, Francesco Petrarca e lo stesso Dante, autore di versi feroci contro le donne ree di non rispondere adeguatamente all’ideale maschile dell’epoca. ll tema ripreso dalle pagine culturali de ‘Il Messaggero’ grazie ad un brillante intervento del Direttore artistico del Festival Massimo Arcangeli sta suscitando tuttora notevoli echi e prese di posizione.
Il viaggio del Festival è proseguito nel pomeriggio del sabato con interventi di grande interesse, quali le riflessioni su individuo e universo del fisico Roberto Battiston, che ha approfondito gli interrogativi scientifici sospesi tra gli orizzonti delle conoscenze attuali e quelli di un futuro ancora sconosciuto ma di certo sorprendente, per passare all’intervento del regista Mario Martone tra cinema e teatro, intervistato da Fabrizio Corallo e Gilberto Santini. Cinema e teatro possono convivere? Esiste un linguaggio della regia che attraversa i generi? Dove sta andando il racconto cinematografico? Il grande regista, che ha attraversato il teatro, il cinema e la grande lirica, si è raccontato nelle sue passioni, nelle sue idee e nelle sue scelte
La domenica ha avuto momenti di sicuro interesse partendo dallo straordinario pomeriggio in sala Cola d’Amatrice, con Sandra Petrignani prima, impegnata in un piacevole e illuminante dialogo con Giulia Ciarapica, in cui due scrittrici appartenenti a due diverse generazioni si confrontano sui possibili modelli di una letteratura di genere fra stili, contenuti narrativi e implicazioni socio-culturali seguito poi dalla brillante e originalissima conversazione di Antonio Forcellino su Michelangelo e Raffaello. La competizione nel Rinascimento, intesa come strumento di continuo affinamento del linguaggio formale, li vede impegnati a lungo, anche in quanto occasione per trarne la linfa vitale necessaria a spingere la propria ricerca oltre i limiti posti ai linguaggi artistici fino a quel momento.
Poi l’evento conclusivo, indimenticabile, protagonista una superlativa Barbara De Rossi, grande affabulatrice, interprete del reading teatrale “Dante, Cecco e le donne” di e con Massimo Arcangeli, in anteprima nazionale al Teatro Ventidio Basso, con la partecipazione di Francesco Eleuteri. Dante contro Cecco, Dante e Cecco (la cultura contro la natura, la ragione contro l’istinto, la teologia contro l’astrologia, il libero arbitrio contro il determinismo), ma soprattutto le donne che i due poeti hanno conosciuto nella loro vita e la condizione femminile nell’età medievale, con riferimento a vari personaggi ed episodi: la donna Pietra, che Dante ha immaginato di seviziare; Pia de’ Tolomei, vittima di femminicidio; suor Lucia, che qualcuno ha supposto Cecco avesse voluto sottrarre alla condizione monacale per assecondare la sua passione amorosa; la distinzione (dantesca, ma non solo) fra le donne e le femmine, e le feroci tirate misogine dell’Acerba; il lamento struggente di Compiuta Donzella (forse la prima donna a poetare in volgare toscano), sposata a forza.