La Procura di Ascoli si prepara a richiedere il rinvio a giudizio dei coniugi Francesca Angiulli e Giuseppe Spagnulo ritenuti i presunti responsabili dell’omicidio premeditato di Antonio Cianfrone, l’ex vice comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo ucciso nel giugno dello scorso anno mentre faceva jogging sulla pista ciclabile di Pagliare. Dopo aver inviato A distanza ai difensori dei due indagati l’avviso di conclusione delle indagini e depositato tutti gli atti acquisiti nel corso dell’attività investigativa è attesa a giorni la richiesta da parte del Pm, Umberto Monti, la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati e la conseguente fissazione dell’udienza preliminare. Dagli atti sarà a questo punto possibile accertare la ricostruzione fatta dagli inquirenti e soprattutto i presunti motivi che avrebbero indotto moglie e marito, lo scorso 3 giugno, a uccidere Cianfrone. Tra le ipotesi c’è quella che la coppia serbasse nei confronti della vittima un forte risentimento per il comportamento che avrebbe avuto nei confronti del loro figlio Antonio, deceduto poi nel 2009 a seguito di un incidente stradale mentre era alla guida della motocicletta. Sebbene, i rilievi di quel terribile schianto non vennero eseguiti dai carabinieri ma dalla polizia stradale che accertò le responsabilità, l’acredine nei confronti del militare dell’arma sarebbe nata a seguito dei ripetuti controlli che avrebbe spesso svolto nei confronti del giovane figlio. Al momento, questa, rappresenta solo una delle ipotesi sul possibile movente. Anche perché la coppia si è sempre professata innocente e agli investigatori ha sempre sostenuto che quel giorno furono ripresi dalle telecamere degli impiantri di videosorveglianza presenti nellle vicinanze del luogo del delitto perchè moglie e marito avevano deciso di andare a cercare un paio di occhiali che avevano perso il giorno prima lungo il greto del fiume. Aggiungendo, poi, che era proprio in quella occasione che avevano visto un carabiniere sparare a Cianfrone, indicando anche nome e cognome del militare. Una ricostruzione a cui la Procura non diede credito, forte anche dei risultati degli accertamenti svolti nei laboratori del Ris che hanno rinvenuto tracce di polvere da sparo, compatibile con quella rilevata sul corpo della vittima durante l’esame autoptico, sulle manopole della motocicletta sequestrata a Spagnulo nei giorni successivi all’omicidio.