Anche quest’anno Favalanciata e la sua Comunità Slow Food hanno celebrato le fave. Nel piccolo borgo dell’Alta Valle del Tronto, conclusa la raccolta dagli orti privati, si procede all’essiccazione naturale dei semi per tramandare la tradizione. Le gelate di marzo e aprile hanno segnato i quantitativi, ai minimi rispetto gli scorsi anni. Nonostante tutto, si è concluso il ciclo dinamico che dalla semina ha portato al raccolto. Una biodiversità culturale, quella presente a Favalanciata, che ha come minimo comune denominatore l’impegno di uomini e donne. Gli stessi che da diversi secoli, nei propri piccoli orti, seminano un legume che caratterizza etimologicamente la denominazione del luogo. Un simbolo che nel post terremoto ha rappresentato e rappresenta ancora, un motivo di legame con la propria terra d’origine.
Francesco Sottile del Comitato Esecutivo di Slow Food Italia Aps, commenta così il ruolo di una piccola comunità in un ecosistema globale: “L’impegno profuso da Slow Food durante Terra Madre 2020 sul tema dei legumi da il peso di quanto la nostra Associazione sia attenta alle centinaia di varietà di fave, fagioli, lenticchie, ecc che hanno caratterizzato la storia dei nostri territori. Il ruolo centrale di questi prodotti nella cultura del cibo, in moltissime parti del mondo, si sta concretizzando in una rete di produttori, sostenitori, ristoratori, che stanno muovendo unanimemente verso un movimento dei legumi su scala globale. Da qui si sviluppa il ruolo fondamentale delle Comunità di Slow Food che, come a Favalanciata, stanno interpretando un ruolo indiscutibile e significativo, e quindi esemplare, nella conservazione della biodiversità culturale che sta alla base del rafforzamento del potenziale dei territori e delle economie locali.”