IMG_4967Questa mattina presso la Sala degli Specchi di Confindustria Ascoli Piceno il presidente Simone Ferraioli, accompagnato dal Consiglio di Presidenza, composto dai vicepresidenti Roberta Faraotti, Pietro Marini, Giovanni Rossi, Pietro Straccia e Giovanni Tardini, ha presentato alla stampa, oltre ad un breve bilancio delle tante attività condotte, una serie di dati sull’andamento economico del territorio evidenziando un importante “mismatch” tra il percepito e la realtà.
Una riflessione nata anche dall’analisi dei dati ISTAT che individua nel Piceno una forza lavoro potenziale di 92.500 unità a fronte di 86.300 occupati, con una disoccupazione effettiva di 6500 unità nel 2022, che significa una percentuale del 4,7% se si guarda alla sola popolazione maschile nella fascia 16-74 anni, e che nel corso del 2023 è stata ridotta ulteriormente per il saldo positivo riscontrato nei primi due trimestri dell’anno tra cessazioni e nuove assunzioni (+ 6.500 unità).
Ecco perché, nelle scorse settimane, ‘associazione ha interrogato le quasi 300 aziende associate per verificare, in maniera puntuale, i principali indicatori: distribuzione geografica, fabbisogno occupazionale, fatturato e prospettive di investimento.
Un campione che sviluppa ben 1838 unità locali suddivise in uffici, filiali, cantieri stabili e in generale ulteriori sedi riconosciute a livello camerale sul territorio italiano, senza conteggiare le sedi e le filiali all’estero. Nel complesso, 502 ricadono nel perimetro di rappresentanza di Confindustria Ascoli Piceno: 474 nella provincia di Ascoli Piceno e 28 in altre province.
Si è passati quindi a chiedere quale fosse la forza lavoro delle unità locali nel perimetro, ed è emerso che queste sono poco meno di 17.000. Ma il dato significativo è che, interrogato il campione sui fabbisogni occupazionali di breve periodo, ovvero nell’arco dei prossimi 12 mesi, il 20,9% del campione, pari a 56 imprese, ha espresso un fabbisogno complessivo pari a 450 nuovi collaboratori. La distribuzione è stata ovviamente molto alta nelle grandi imprese, ma sorprendentemente sono le medie imprese che hanno manifestato un maggior fabbisogno pro capite (13,3 unità per azienda). Rispetto alla segmentazione merceologica è il settore metalmeccanico quello con un fabbisogno medio maggiore (9,6 unità), seguito dal settore alimentare (5,6 unità) e dal comparto edile (4,3 unità).
Questo significa che ragionevolmente sia almeno un migliaio il numero di posti di lavoro che le aziende associate potrebbero assorbire da qui ai prossimi mesi.
E’ evidente come, aldilà del fabbisogno di operai specializzati (probabilmente scontato essendo il campione interrogato prevalentemente manifatturiero) pari al 41% del totale, sia sempre crescente il

fabbisogno di professionalità tecniche (21%) che supera quello di figure ad elevata specializzazione (9%) e anche di quello esecutivo nel lavoro d’ufficio (11%).
Interessante segnalare che solo per il 50% circa del campione il fabbisogno occupazionale è direttamente collegato a nuovi investimenti, potendo desumere che per la restante parte il fabbisogno occupazionale è indipendente dagli investimenti e può riguardare semplicemente la necessità di nuove professionalità di cui ancora l’azienda non dispone, piuttosto che la sostituzione di professionalità già presenti in organico.
A prescindere da ciò il dato ancor più interessante è che, nel complesso, sono emersi nuovi investimenti da realizzare nei prossimi due anni, per un totale di ben oltre 500 milioni di euro di interventi economici.
Basti pensare che di questi, ben 216 milioni saranno realizzati da 17 delle 285 aziende associate, di medie e grandi dimensioni.
Al campione è stato infine richiesto di fornire il dato di fatturato relativo all’anno 2022 e successivamente di fornire – laddove possibile – una proiezione relativa al 2023.
Rispetto all’ultimo esercizio contabile è emerso infatti un ammontare complessivo di poco superiore ai 4,3 Miliardi (€ 4.303.806.076).
Il dato è tuttavia prudenziale in quanto sono stati esclusi dal conteggio alcuni grandissimi gruppi – principalmente nel ramo delle utilities quali, ad esempio, la distribuzione e la vendita di energia elettrica e gas, che operano nel settore dei trasporti pubblici in concessione, lo smaltimento dei rifiuti – che, pur operando sul territorio, avrebbero rischiato di falsare il risultato, a anche il senso, dell’indagine.
Rispetto alle proiezioni 2023, è stato possibile indagare il dato presso 89 aziende pari a circa 1/3 del campione totale, quindi comunque rappresentativo per fornire una stima sull’andamento.
Il risultato è stato positivo ben oltre le aspettative: a fronte di un fatturato dichiarato ad ottobre 2022 pari ad oltre 1,8 Miliardi di Euro (€ 1.831.818.306), le stesse aziende dichiarano ad ottobre 2023 un fatturato di oltre 2,2 Miliardi di Euro (€ 2.241.288.607) con un aumento medio di circa il 22,3%.
Un dato sicuramente incoraggiante per l’economia del territorio visto che queste sono solo una parte, seppur importante, del campione indagato e non indagato.
Una parte che potrà fare da volano per la crescita del territorio tramite lo sviluppo di nuovi stabilimenti, di nuove linee di produzione e di nuovi metodi produttivi, più intelligenti, più sostenibili e in generale più Innovativi.

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