Ora occorre trovare il giusto compromesso tra impianto di gioco e continuità di risultati
di Luca Marcolini
Dopo le belle speranze e il piacere di guardarsi allo specchio aldilà del risultato, l’Ascoli scopre anche il rovescio della medaglia: quella concretezza che solo l’esperienza può rincorrere e ottenere nei momenti di grande tensione e difficoltà. L’arte del gol non si inventa, non si imita. Ed ecco che allora quando Daniele Cacia capisce che è arrivato il momento di stringere i denti per salvare la squadra dei giovani, bella ma sterile, da una deriva psicologica molto preoccupante, tocca la prima palla giocabile, alza la testa, guarda la porta e lascia partire la sua sciabolata infallibile. Una gioia che sembrava dimenticata per l’inutile affannarsi dei suoi sostituti e per la prima volta in cui ci si ritrova con un direttore di gara che non discrimina i bianconeri, ecco che arrivano i tre punti più pesanti di un intero campionato. I tre punti che restituiscono equilibrio e cancellano la paura di giocare la palla che a Cittadella, inevitabilmente, ha attanagliato tutti i giocatori del Picchio. Tutto questo perché finora fronzoli e belle giocate avevano lasciato poco spazio ai risultati e ai punti in classifica. Poi, quando il bomber – fatto il suo dovere – ha lasciato il campo, è stato Gigi Giorgi, reduce dall’ennesimo infortunio, a caricarsi la squadra sulle spalle dal punto di vista psicologico, mettendo l’esperienza al servizio dei giovani troppo impauriti di veder svanire proprio alla fine il sogno della vittoria. Un Giorgi che – pur a singhiozzo – può rivelarsi fondamentale per il centrocampo bianconero.
Quel che è necessario, ora – appurato che, senza l’esperienza, giovani bravissimi e tecnicamente dotati sono destinati ad arenarsi – è trovare la giusta mediazione tra i due volti di quest’Ascoli: quello piacevole e bello da vedere modellato sapientemente da Aglietti ma un po’ acerbo al momento di far gol o mantenere il vantaggio, con quello dell’estrema concretezza dimostrata questa sera al Tombolato, dove presupposto imprescindibile è sfruttare al massimo il fattore Cacia, il bomber capace di trasformare in vittoria l’unica palla veramente giocabile capitatagli tra i piedi. Una lezione, questa, anche per quei giovani di grande prospettiva come Orsolini e Cassata che devono ancora disintossicarsi dalla voglia di tenere la palla quei due o tre secondi di troppo. Così come questi tre punti servono come il pane non solo per la classifica, ma anche per ritornare a giocare la palla, in difesa come a centrocampo, con la necessaria serenità e lucidità. Pensando tutti a giocare per la squadra e, consentitecelo, per Daniele Cacia. Perché un assist a Cacia significa – automaticamente – un assist all’Ascoli Picchio e al suo futuro.
Doveroso, infine, un applauso meritato a quegli indomiti di sangue bianconero che anche stavolta hanno voluto essere vicini alla squadra per supportarla in uno dei momenti più difficili. Uno di quei momenti che potrebbero rappresentare il vero punto di svolta.