L’Ascoli Picchio e il rebus dell’ultimo passaggio

di Luca Marcolini

Qualcuno racconta che Daniele Cacia, durante gli allenamenti, stia provando anche  a crossare la palla in area per poi correre a colpire di testa e segnare… Scherzi a parte, il pareggio ad occhiali che i bianconeri mettono in tasca, contro una ostica ma non irresistibile Salernitana, riconferma un po’ quella che è la principale perplessità nello sviluppo di gioco dell’Ascoli di questa prima parte del campionato: una grande, enorme difficoltà nel trovare la soluzione tattica per la fascia degli ultimi venti metri, quando si deve dettare la finalizzazione. Mai, nell’arco dei novanta minuti casalinghi di questa sera, il centrocampo e gli esterni del Picchio sono riusciti a servire una palla decente, da scagliare in porta, a bomber Cacia (unico caso, il traversone di Gatto nel finale del primo tempo che l’attaccante prova a girare di prima battuta, mettendo i brividi alla retroguardia di mister Sannino).

Ed è ancora più evidente la difficoltà di chiudere le giocate al limite dell’area o di arrivare ai traversoni a rimorchio, quando lo stesso Cacia si rimbocca le maniche e si mette a servire assist (e che assist…) agli altri, con il prevedibile risultato di vedere prima Giorgi a tu per tu col portiere, poi Gatto e Orsolini divorarsi due gol già fatti. Episodi che servono solo a confermare – qualora fosse necessario – la grave sterilità e lo scarso opportunismo dei bianconeri, sempre più Cacia-dipendenti.

Come superare questa difficoltà? Aglietti, fatto tesoro delle prime giornate, prova ad invertire i due esterni alti, Gatto e Orsolini, ormai da due partite, ma entrambi – dribblomani – si incagliano quando si ritrovano a giocare col piede di fascia per poter crossare, non riuscendo più a saltare l’uomo. E quando vengono riportati a piedi invertiti, si salta l’avversario ma ci si impantana negli eccessivi individualismi, senza riuscire mai a dettare l’ultimo passaggio in tempo utile. Secondo aspetto: non riesce ancora a funzionare – nel modulo riadattato del 4-2-3-1 – il rifinitore dietro la punta. Cassata, talentuoso dal punto di vista tecnico, si conferma ancora immaturo dal punto di vista dell’altruismo e dei tempi di giocata. Bastano quei 5 secondi in più con il pallone che rimane tra  i suoi piedi per  vanificare le opportunità di assist al momento giusto. Assist a Cacia che, coi tempi giusti, diventerebbero letali per qualsiasi avversario: Cittadella insegna.

In tal senso, la soluzione giusta potrebbe essere proprio quella di Giorgi dietro Cacia, coperto dietro dal doppio interdittore (Bianchi e uno a scelta tra Addae, Carpani o Hallberg), ma solo dopo che lo stesso Giorgi abbia ritrovato il ritmo partita senza ulteriori intralci muscolari. Uno spezzone del film che potremmo ammirare lo si è visto in quel veloce scambio con Cacia che ha portato il centrocampista ascolano davanti al portiere. Insomma, è qui, negli ultimi fatali 20 metri, che c’è da lavorare sodo.

Ma almeno, nel frattempo, Aglietti e i suoi si godono una difesa con zero gol nelle ultime due partite, figlia anche delle maggiori attenzioni nella fase di copertura, e si prendono il punticino casalingo senza recriminare, pensando di poter arrivare prima possibile alla quadratura del cerchio.

 

 

 

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Direttore responsabile della Gazzetta di Ascoli Giornalista professionista e scrittore

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