Il sindaco di Ascoli, Castelli, ha formulato oggi un appello al presidente della giunta regionale, Ceriscioli, per sollecitare il governatore a sganciare i fondi europei per la competitività diretti a piccole e medie imprese dal complesso iter previsto per la costruzione dell’accordo di programma per il riconoscimento del Piceno quale Area di crisi complessa.
Questo l’intervento di Castelli: ” Il governo ha stanziato – a sostegno della procedura di crisi complessa – una somma pari a circa 6 milioni di euro ma solo per progetti di importo superiore a 1,5 milioni. Si tratta dunque di una tipologia di investimento molto significativo ma che presumibilmente riguardarà solo imprese di dimensione medio/grande. A ciò si aggiunga che l‘attuazione del progetto richiede tempi assolutamente non prevedibili allo stato attuale, poichè siamo in una fase di verifica delle idee imprenditoriali da parte di Invitalia ancora preliminare rispetto alla definizione del Piano di Riconversione e Riqualificazione Industriale (PRRI) In questa logica per le piccole e medie imprese del Piceno potrebbero risultare particolarmente appetibili le risorse previste dal POR FESR 2014-2020, Asse 3, Priorità di investimento 3b, destinate allo Sviluppo occupazionale e produttivo in aree territoriali colpite da crisi diffusa della attività produttive. La Giunta Regionale , in questo senso, ha già individuato – come potenziali beneficiarie delle provvidenze di cui sopra – tre aree di crisi regionale e cioè : 1) l’area dell’Accordo di programma Merloni (56 comuni), 2) l’area del Piceno (33 comuni della Provincia di Ascoli Piceno, Area di crisi già in parte individuata con DGR n. 305 del 26.02.09) e infine 3) l’ area in crisi della provincia di Pesaro Urbino (DGR n. 1166 del 21.12.2015). Sulla scorta di questa scelta la Giunta Regionale ha anche emanato un bando che ha aperto lo sportello di presentazione delle domande a far data dal 14 luglio 2016.
La cosa piuttosto discutibile tuttavia è che questo bando vale solo per le aree di crisi ex Merloni e della provincia di Pesaro Urbino, ma non per l’area del Piceno poiché la Regione ha deciso “di rinviare a successivo atto l’operatività del bando allegato agli investimenti localizzati nei Comuni dell’Area di crisi del Piceno, subordinatamente alla stipula dell’Accordo di Programma di approvazione dell’Area di crisi complessa del Piceno-Val Vibrata”. Sono molto perplesso a proposito questa scelta che, di fatto, produce uno svantaggio molto pesante a carico delle nostre imprese che vedono “congelati” i finanziamenti in attesa che si concluda la complessa procedura per la definizione dell’accordo di programma. A ciò si aggiunga che le disposizioni allegate al bando stabiliscono che recitano testualmente i progetti di investimento produttivo debbono essere avviati il giorno successivo alla presentazione della domanda formale di partecipazione e comunque al massimo entro e non oltre 30 giorni dalla data di ricezione della comunicazione della concessione delle agevolazioni. Cio’ rende quindi impossibile per le imprese del Piceno avviare qualsiasi investimento sino all’apertura del bando nazionale Mise-Invitalia (che secondo i bene informati potrebbe vedere la luce solo dalla prossima primavera 2017) pena l’inammissibilità dello stesso a valere sul bando in oggetto. Ho chiesto a Ceriscioli due cose, al fine di mitigare gli effetti negativi e contrari alla parità di trattamento tra aree di crisi appartenenti alla stessa regione: innanzitutto di inserire anche per l’area di crisi del Piceno la possibilità (già prevista per l’area di crisi della Provincia di Pesaro Urbino) per le imprese di avviare gli investimenti entro i 12 mesi antecedenti alla data di presentazione della domanda optando in questo caso per l’agevolazione in regime de minimis; in secondo luogo di aprire immediatamente lo sportello per la presentazione delle domande anche per l’area di crisi del Piceno senza dover attendere le complesse e lunghe procedure di Mise ed Invitalia (durate diversi anni come già accaduto per Rieti ed altre aree nazionali di crisi complessa) per l’apertura dello sportello nazionale destinato tra l’altro ad investimenti di natura e taglia completamente diversi (oltre 1,5 milioni di euro) da quelli oggetto del bando regionale. Confido nell’intelligenza di Ceriscioli che non potrà non accogliere una ragionamento elementare ma utile ad evitare un’assurda disparitá di trattamento “.