Penalizzati commercianti e strutture ricettive che, pur non essendo “inagibili”, hanno subìto gravi danni economici dal sisma
La trattativa si è conclusa e l’elenco è pronto. L’atteso nuovo decreto per il terremoto vede l’inclusione di gran parte dei comuni della vallata ascolana nel cosiddetto “cratere”, ma con il capoluogo che viene collocato… in fascia B. Ovvero, in quella parte dell’elenco del commissario Errani, prevista dal decreto stesso, che, di fatto mette in salvo l’Arengo dalla sospensione delle tasse (oltre che di mutui, etc.) per tutti gli ascolani, in automatico. Con l’inserimento del capoluogo in quella che possiamo definire una seconda fascia, infatti, tutte le agevolazioni previste dovranno essere richieste da ogni singolo cittadino dimostrando lo stretto nesso di causalità tra i danni subiti e il terremoto. Un discorso che sostanzialmente è anche corretto, dal punto di vista del contenimento della spesa pubblica limitando le erogazioni o le agevolazioni solo a chi ne ha realmente bisogno. Un principio che, però, non dovrà applicato in tanti altri comuni che magari hanno subito meno danni rispetto ad Ascoli. E che, comunque, (aldilà del fatto di non poter tenere in considerazione il “danno psicologico” di tutta quella gente che si è ritrovata per settimane a dormire in auto magari in attesa dei sopralluoghi che dovranno stabilire, tra qualche mese, se la propria abitazione sia inagibile o meno) non tiene in considerazione il più tangibile “danno economico indotto” per coloro che hanno avuto contraccolpi anche economici importanti, come ad esempio i commercianti o le attività del settore turistico, per la fuga improvvisa e prolungata di clienti e visitatori. Come faranno questi operatori a dimostrare che il terremoto ha provocato loro danni economici importanti per poter sospendere mutui e pagamenti di bollette? Dovranno sperare di veder dichiarati inagibili hotel e negozi?
Questa scelta, però, come detto, fa da paracadute al Comune che in questo modo non si vedrà privato del pagamento delle tasse, in automatico, da parte di tutti i cittadini, ma solo di quello di chi riuscirà a dimostrare di aver subìto danni. Ad aver diritto alle misure di sostegno fiscale saranno soltanto “i soggetti effettivamente danneggiati che comprovino il danno subito mediante adeguata documentazione”. In altri comuni inseriti, invece, in prima fascia, sospensioni e agevolazioni per tutti. Anche se i danni complessivi dovessero risultare minori rispetto ad altri territori.
Si salvano, così, capra e cavoli, con un risparmio notevole di soldi pubblici su Ascoli e con l’Amministrazione comunale che, invece, uscirà anche da vincoli del patto di stabilità pur non dovendo sospendere le tasse a tutti. Inoltre, ai sindaci viene concessa ampia discrezionalità al fine di “avviare tempestivamente gli interventi di tutela e ricostruzione del patrimonio storico e artistico danneggiato” dal sisma, con l’utilizzo di gare più ristrette e urgenti. Quindi, alla fine, per i cittadini ascolani cambia davvero poco, considerando che i rimborsi per chi ha edifici inagibili erano già garantiti al 100 per cento dal primo decreto.