Terremoto ad Ascoli, ecco tutte le vie con gli edifici inagibili

Oltre 200 immobili interessati da provvedimenti per inagibilità, evacuazioni e rischi per la pubblica incolumità

A certificare gli effetti negativi del terremoto anche sulla città capoluogo del Piceno, ci sono ben 101 ordinanze per inagibilità, evacuazioni, sgomberi e messe in sicurezza nel periodo da settembre ad oggi. Ordinanze che, in realtà, riguardano almeno 200 immobili se si pensa se solo l’atto relativo al divieto di accesso a Castel Trosino interessa addirittura più di 130 proprietari di unità abitative. E manca il dato relativo all’ultima settimana di agosto (subito dopo la prima scossa).
Cifre che lasciano intendere quanto sia stato difficile per tutti tamponare questa emergenza che, comunque, ha messo in strada, alla ricerca di nuove abitazioni, tantissime famiglie ascolane: più di 300. E solo nei primi 18 giorni del mese di novembre, ovvero dopo la fortissima scossa del 30 ottobre, sono stati 28 gli edifici privati evacuati o inagibili, di cui 21 privati e 7 pubblici. Tutto questo senza considerare anche le scuole. Un numero consistente, quello complessivo delle ordinanze per edifici a rischio, che cresce giorno dopo giorno e che diventa ancor più consistente andando anche a recuperare le ordinanze emesse nei giorni subito dopo il sisma, ad agosto. Una situazione che ha praticamente impegnato giorno e notte l’Arengo e i tecnici comunali, i vigili del fuoco e i tecnici della Protezione civile.

La mappa delle zone “inagibili”
Vi proponiamo, andando a spulciare una ad una tutte le ordinanze dal primo settembre a ieri, 18 novembre, la mappa di tutte le vie con edifici inagibili, evacuati, sgomberati e non utilizzabili.

Centro storico – Andando a spulciare tutte le ordinanze, via per via, zona per zona, sicuramente la zona più colpita per quel che riguarda inagibilità, divieti di utilizzo ed evacuazioni è il centro storico, con il maggior numero di edifici lesionati in corso Mazzini e lungo via Pretoriana. Basti pensare che sulle 101 ordinanze complessive diramate dal primo settembre ad oggi, ben 49 riguardano zone del centro storico. E sono 17 gli immobili dichiarati inagibili, a rischio o sgomberati, in centro, nella sola prima metà del mese di novembre sui 28 totali.
Ecco l’elenco di tutte le vie dove gli edifici che hanno ricevuto ordinanze in centro storico: rua Magnoni, via Tornasacco, via Pretoriana (più di uno), via Cardi, via San Giacomo, via delle Torri, via Annibal Caro, via dei Conti, via Catone (due immobili), piazza di Cecco a Porta Romana, via Angelini, rua del Delfino, rua del Picchio, corso Mazzini (con più immobili), via Pretoriana (anche qui con diversi edifici), via della Vetriera, ancora via Angelini, via Argenti, rua Giosafatti, via Bonaccorsi, via Trebbiani, rua del Passo, rua della Peschiera, via Volponi, piazza Ventidio Basso, ancora via delle Torri, rua Allegretti, via XIX Settembre, rua dei Serianni, via Cardi, via delle Convertite, rua della Volpe, rua Malatesta. Cui si aggiungono i beni comunali come palazzo dei Capitani, le chiese di San Francesco e di Sant’Angelo magno, la sede universitaria sul lungo Castellano, la biblioteca, la pinacoteca, la palazzina sud di palazzo Arengo.

Gli altri quartieri e le frazioni – Le vie dei quartieri periferici e le frazioni che hanno fatto registrare la presenza di edifici inagibili, evacuati o a rischio per la pubblica incolumità sempre da settembre ad oggi sono: viale Vellei, viale Federici, via Asiago, viale Croce e le frazioni Rosara, Polesio (con più immobili inagibili), Piagge, Villa Sant’Antonio, Lisciano, Venagrande, Castel Trosino, via Faiano, a Vallevenere, Polesio, Caprignano, Piagge, Funti, Pianacerro, Santa Maria in capriglia, Rosara, Vallesenzana, via dei Calanchi, frazione Valli, via Mameli, Morignano, Cavignano, Mozzano, Brecciarolo, Talvacchia, Pedana, Venagrande, Monterocco, Fonte di campo e Vallevenere. Praticamente, quasi tutte. Proprio nelle frazioni, si è rilevato il maggior numero di sgomberi di edifici che, comunque, in diversi casi non erano abitati, ma si trattava di seconde case e, quindi, non si è proceduto, di fatto, ad evacuazioni, ma a divieti di utilizzo e transennamenti. Ma, come detto, sono finora tantissime, oltre 300 le famiglie ascolane che, proprio a seguito di queste ordinanze e delle schede Aedes della Protezione civile, si sono viste costrette a trovarsi un altro tetto sotto il quale dormire. Per fortuna potendo almeno contare sul contributo di autonoma sistemazione o su una collocazione in albergo.

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Direttore responsabile della Gazzetta di Ascoli Giornalista professionista e scrittore

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