Ancora 9000 sopralluoghi da effettuare: troppi per i tecnici della Protezione civile impegnati su più fronti, con una crescente richiesta di controlli sui propri edifici da parte dei cittadini ascolani. E tutto questo sta provocando una sorta di paralisi. Un congelamento del ritorno alla normalità anche nel capoluogo piceno. Stando ai dati aggiornati, come detto, ad Ascoli risultano circa 9000 richieste di sopralluoghi inevase. Un numero esorbitante che tende addirittura a crescere. Ed il problema è che tutti i possibili interventi di sistemazione più semplici e immediati restano letteralmente “paralizzati” dalla paura di non poter poi ottenere i contributi, così come previsti per i casi di inagibilità (totale o parziale) certificata dalle schede Aedes. Restano così, transenne e timori in attesa di capire meglio come ci si debba muovere. E questo fenomeno ha anche implementato ed innescato, in molti casi, quella che è stata definita la “fuga dal terremoto”, con alcune migliaia di persone del territorio ascolano che si sono riversate sulla costa pur non essendo obbligate ad abbandonare la propria abitazione. O magari non essendo a conoscenza se la propria casa sia o meno agibile non avendo ancora ottenuto un sopralluogo.
Quel che è certo, a questo punto, è che occorre quanto prima chiarezza anche sulle procedure accelerate, per le quali c’è anche ora l’ordinanza del commissario Errani, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, che sblocca finalmente la costituzione dell’Ufficio ricostruzione regionale e, quindi, anche le procedure più veloci per intervenire senza rischiare di non accedere ai contributi. Anche se tutto resta comunque legato, quando non c’è una scheda Aedes, ai sopralluoghi con ordinanze comunali di inagibilità o con schede Fast in caso di riconoscimento di “edificio non utilizzabile”, ovvero ricognizioni preliminari dei danni.
Il vero problema che, comunque, sta condizionando tutta la fase di ritorno alla normalità anche ad Ascoli è proprio lo stato confusionale che sta accompagnando tutto il discorso di messa in sicurezza e sistemazione parallelamente all’emergenza che, con uno sciame sismico in atto, non è ancora rientrata. E proprio l’insufficienza del personale tecnico che si sta adoperando per far fronte ai sopralluoghi sta causando un rallentamento notevole. Basti pensare che stando alla media di 20 sopralluoghi al giorno, per smaltire tutte e 9000 le richieste attualmente inoltrate (senza considerare che il dato è in crescita) occorrerebbero 450 giorni, ovvero quasi un anno e 4 mesi. E chi avrà il sopralluogo tra oltre un anno che farà nel frattempo? Attenderà o proverà ad affidarsi alle procedure accelerate? E in tutto questo lasso di tempo, che farà chi temendo di aver subito danni importanti nella propria abitazione ha deciso di trasferirsi provvisoriamente altrove?