di Luca Marcolini
Adesso la calamità assume i contorni della presa in giro, pur di fronte a situazioni drammatiche. Dopo appelli a livello nazionale, solleciti anche in Prefettura e a livello mediatico e l’allarmante richiesta di aiuto che arriva direttamente dalle decine di frazioni isolate (e, quindi, aldilà di ogni possibile strumentalizzazione politica), ecco entrare in azione ad Ascoli un gruppo di baldi giovani dell’Esercito italiano (ieri erano nove, che comunque vanno doverosamente e sentitamente ringraziati per il loro impegno, spalando la neve per liberare i marciapiedi cittadini) per tamponare una emergenza nell’emergenza, con tanto di black out elettrico infinito, come non si ricordava da decenni. Potremmo definirla un principio di Apocalisse. Tutti pronti, davanti ai microfoni il giorno dopo, dai ministri in giù, per dire che l’Esercito è mobilitato, la Protezione civile è pronta a scendere in campo in massa e così via.
Ma il dovere del giornalista, evitando critiche preconcette e senza costrutto e polemiche sterili, deve comunque essere quello di ragionare, di riflettere e far riflettere…
E’ mai possibile che in una situazione di allerta preannunciata da almeno una settimana, ovvero le previsioni di nevicate abbondanti e continue che interesseranno proprio le zone colpite e martoriate già dal terribile e interminabile terremoto, a nessuno ma proprio nessuno (partendo dai più alti vertici istituzionali per scendere fino alla Protezione civile) sia venuto in mente di destinare, per questa tremenda settimana di maltempo, forze disponibili in massa tra esercito, vigili del fuoco e volontari della Protezione civile proprio su queste terre già dilaniate dalle scosse? E’ mai possibile che nessuna delle menti pensanti abbia deciso di programmare una presenza massiccia di forze – perlomeno in tutta la fascia montana e collinare laddove il rischio isolamento è quasi una certezza – sin da subito, prima che iniziasse a nevicare, magari con un mezzo spazzaneve o altri mezzi adeguati in ogni zona e con l’obiettivo di pulire le strade in tempo reale, evitando che si arrivasse ai due metri di neve? E’ mai possibile che nessuno abbia pensato di dislocare esercito, vigili del fuoco e protezione civile in tutte le zone montane più a rischio prima di arrivare all’emergenza, lasciando invece le zone di pianura, le città e le situazioni meno allarmanti agli enti locali, da gestire anche ricorrendo ai cassintegrati pagati ad ore, ai giovani con i voucher e quant’altro (dipendenti comunali e ditte incaricate)? E i Piani di protezione civile anche per le calamità naturali e quindi anche per le forti nevicate, a cosa servono realmente? Infine, un passo indietro: è mai possibile che a livello nazionale facciano più rumore le scosse di terremoto avvertite di rimbalzo a Roma rispetto a decine di migliaia di persone rimaste al freddo e al buio per giorni, isolate e dimenticate, con le stesse scosse a completare il quadro?
Chi vuole rispondere si faccia pure avanti: lo accogliamo a braccia aperte.
Luca Marcolini | 21 gennaio 2017
|
Innanzitutto, partendo dalla fine, noi come giornalisti non abbiamo proprio insultato nessuno… Lei sa cosa significa insulto? E sa cosa significa critica?
In secondo luogo, lei parla di prevenzione… Ed è proprio quello di cui parlo nell’articolo: senza risalire alla storia d’Italia e parlare
del fatto che le case dovevano essere antisismiche, etc., su cui siamo tutti d’accordo,(ma non è un problema che si poteva risolvere nell’immediato, prima della nevicata)
abbiamo scritto semplicemente che la nevicata era prevista e con una buona organizzazione PREVENTIVA si potevano evitare tanti problemi e forse anche qualche morto…
Invece, cosa si è fatto? Si è aspettata la nevicata per capire quello che succedeva e poi si è rincorsa tardivamente quella che è diventata un’emergenza
non riuscendo ancora, a distanza di una settimana, a risolvere i tanti problemi tuttora esistenti. E comunque, quando lei parla di evacuazione preventiva, visto che prima ha parlato di costi, non crede che trovare alloggi per tutte le persone che si trovano nei paesi e nelle frazioni debbano essere preventivamente evacuate costi molto di più che sistemare nelle aree più a rischio militari e pompieri che di fatto sono già pagati per svolgere il loro compito? Per carità, rispetto la sua opinione ma non la condivido assolutamente.
Se per lei questo è il MASSIMO LIVELLO, meglio farci, ad ogni emergenza, il segno della croce e sperare che tutto vada per il meglio…
Luca Marcolini | 21 gennaio 2017
|
INNANZITUTTO, PER I COMMENTI GIORNALISTICI E’ NORMALE CHE VENGANO FATTI DOPO, QUINDI COL SENNO DEL POI… NOSTRO COMPITO E’ COMMENTARE I FATTI, QUELLO CHE SUCCEDE E NON QUELLO CHE FORSE SUCCEDERA’. LE PREVISIONI LE FANNO I MAGHI E DOVREBBERO FARLE TUTTI COLORO CHE SONO PREPOSTI A GESTIRE, AD ESEMPIO I PIANI DI EMERGENZA DELLA PROTEZIONE CIVILE. CHE SENSO HANNO QUESTI PIANI SE POI NON SI APPLICANO E, SECONDO LEI, LE EMERGENZE DOVREBBERO RISOLVERSELE I CITTADINI? NON LE SEMBRA UN’EMERGENZA L’ARRIVO DI NEVE ABBONDANTE (GIA’ AMPIAMENTE PREVISTA DAL METEO) IN TERRITORI COLPITI DAL TERREMOTO? NON LE SEMBRA LOGICO TENERE ESERCITO E VIGILI DEL FUOCO IN PREALLERTA SU QUEI TERRITORI, A COSTO ZERO VISTO CHE SI TRATTA DI PERSONE GIA’ PAGATE CHE, COMUNQUE, STAREBBERO IN CASERMA? E COMUNQUE, SE NON DEVONO INTERVENIRE PER EVITARE DI SPENDERE SOLDI IN QUESTE SITUAZIONI, IN CUI CI SONO IN GIOCO VITE UMANE, ALLORA QUANDO DOVREBBERO FARLO? E SI RENDE CONTO CHE IN QUESTO MODO, CON LA MOBILITAZIONE TARDIVA QUANDO LA NEVE E’ ARRIVATA OLTRE I 3 METRI, SI SPENDE MOLTO DI PIU’ E CI SCAPPANO I MORTI? ALLORA, LO STATO, LA PROTEZIONE CIVILE E TUTTE LE INFRASTRUTTURE MOLTO PIU’ COSTOSE QUANDO SONO FERME SENZA FARE NULLA, A COSA SERVONO?