Sopralluoghi, 9500 famiglie in attesa. Si rischia di aspettare 25 mesi…

Un’attesa che potrebbe durare fino a 25 mesi… I danni del terremoto hanno colpito duramente, perlomeno in termini numerici, il capoluogo piceno ed ora di fronte alla necessità di accelerare si trova un elenco interminabile che conta ben 9500 richieste di sopralluoghi. Un numero spropositato di domande che ancora non sono state evase e sono lì in attesa dei “rinforzi”, ovvero dei tecnici anche locali che da ieri possono essere assoldati per poter fronteggiare l’ennesima emergenza nell’emergenza, ovvero quella delle tantissime richieste di verifiche sugli immobili lesionati a fronte di pochissime squadre tecniche operative sul territorio.

 

Da ieri è partita ufficialmente la nuova modalità che dovrebbe servire ad accelerare tutte le procedure di verifica dell’agibilità degli edifici danneggiati, dopo ben quattro mesi che hanno portato solo ad evadere meno di 1500 richieste. Insomma, fino ad ora, proprio per la mancanza di personale tecnico inviato sul campo dalla Protezione civile, si può dire che tutto è rimasto paralizzato o quasi. E proprio ieri, il dirigente comunale Ballatori ha chiesto ufficialmente informazioni per capire quando arriveranno i nuovi tecnici, del territorio, per iniziare questa difficile rincorsa per recuperare il tempo perduto. Proprio per l’estrema necessità di velocizzare il tutto. In tal senso, dopo l’appello della Regione ad ingegneri e geometri affinché si facciano avanti, si sta ora definendo una convenzione tra la Protezione civile e l’Ordine degli ingegneri della provincia di Ascoli proprio per passare dalle parole ai fatti e riuscire a mettere in campo forze fresche a livello locale. Una volta sbloccata formalmente la procedura, si dovrebbe partire con un numero maggiore di controlli, sulla base degli elenchi forniti da ogni Comune. Sperando che si stringano i tempi e si passi immediatamente dalle convenzioni ai sopralluoghi ed alla compilazione delle schede Fast.

Certo è che finora, con la verifica di meno di 1500 edifici in ben quattro mesi, si è accumulato un ritardo davvero preoccupante e qualora si mantenessero gli stessi ritmi di controllo attuali, per gli ulteriori 9500 sopralluoghi da effettuare (secondo l’ultimo aggiornamento relativo a venerdì scorso) occorrerebbero più di 25 mesi, ovvero oltre 2 anni. E’ evidente, quindi, che l’accelerazione ci vuole e deve essere anche brusca ed efficace, perché lasciare ancora migliaia di famiglie per mesi e addirittura anche un paio d’anni con un punto interrogativo relativamente all’agibilità della propria casa assumerebbe tutto il sapore di una presa in giro. Tra l’altro con il rischio costante di vivere sotto un tetto, per tutti questi mesi, senza sapere se sia inagibile o meno e, quindi, senza capire se sia necessario procedere subito con interventi di messa in sicurezza prima che sia troppo tardi.

L’altro aspetto che rischia di rimanere congelato per diverso tempo, proprio per tutti coloro che sono ancora in attesa di un sopralluogo, è quello della certezza di poter contare sugli appositi contributi per gli interventi di risistemazione e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare ad Ascoli. Chi può decidere di intervenire ed investire senza avere la certezza di poter poi contare sul rimborso attraverso i fondi per la ricostruzione? E quindi, più si dilatano i tempi di sblocco dei sopralluoghi e più slittano in avanti i lavori di sistemazione dei palazzi danneggiati, trascinando a lungo, per i prossimi anni, la fase della ricostruzione anche nelle zone fuori dall’epicentro, come appunto accade ad Ascoli. Discorso analogo è quello legato ai contributi di autonoma sistemazione che, stando alle segnalazioni di alcuni cittadini sfollati, tarderebbero ad arrivare in molti casi, ma soprattutto potrebbero essere insufficienti, tra diversi mesi, a coprire le esigenze di potenziali 2000° 3000 nuove famiglie sfollate una volta completati i 9500 sopralluoghi mancanti. Con il classico danno oltre la beffa.  Infine, l’ulteriore aspetto preoccupante potrebbe rivelarsi quello collegato all’individuazione delle possibili soluzioni abitative temporanee, nei prossimi mesi o anni, per chi nel frattempo si ritroverà d’improvviso con l’abitazione dichiarata inagibile e con la grande difficoltà di reperire, in città, un numero adeguato di appartamenti da affittare. Quel che è certo è che, sin dall’inizio, la situazione ascolana è sicuramente stata un po’ sottovalutata a fronte delle emergenze prioritarie da tamponare.

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