di Luca Marcolini
La verità è che a Carnevale gli ascolani non mettono la maschera: la tolgono. L’ascolano con tutti i suoi difetti, le sue caratteristiche meno positive, le sue abitudini radicate fino a divenire spesso una chiusura verso l’esterno, in realtà indossa una maschera quotidianamente. Quella maschera che deve mettersi per calarsi nel difficile ruolo che tutti i giorni bisogna recitare soprattutto in una città di provincia, dove tutti conoscono tutti e dove i sentimenti meno nobili (come l’invidia, la gelosia, l’indignazione e la rabbia) riescono ad affiorare nascondendo, invece, quelle belle doti che caratterizzano la popolazione ascolana quali la grande autoironia, l’enorme capacità di resistere e di lottare nei momenti difficili, la testardaggine che diventa coraggio di affrontare i problemi con un sorriso e un’alzata di spalle, la grande creatività, lo spirito di adattamento e la forza ineguagliabile per difendere fino alla fine le proprie radici, le proprie tradizioni.
Una volta capito questo, ovvero che gli ascolani è proprio a Carnevale che tolgono la maschera, è facile capire perché questo affascinante e inimitabile Carnevale riesce ad essere una risposta unica alla necessità di reagire, di rialzarsi sempre, di riportare folle insperate in poche ore in quelle vie del centro che sembravano morire giorno dopo giorno. E tutti, con un costume addosso, una trombetta o semplicemente un bel sorriso, contribuiscono spontaneamente a ricreare quell’unità comunitaria che spesso si è cercata ma non si è trovata. Capito anche questo, basta provare a togliere la maschera non solo a Carnevale, ma tutti i giorni dell’anno.