Dalle esenzioni fiscali alla possibile fregatura il passo, per gli ascolani, è breve. Con una serie di procedure e con la complicità del vecchio decreto post sisma sulle esenzioni fiscali che ora rischiano di mettere in ginocchio l’Arengo dal punto di vista del bilancio e, soprattutto, rischia di rivelarsi una beffa per molti cittadini in attesa di giudizio per i rispettivi immobili che potrebbero essere dichiarati inagibili, ma che non sono ancora stati sottoposti (e chissà quando lo saranno) al richiesto sopralluogo. A determinare un vero e proprio caos, in tal senso, oltre alle difficoltà di tenere il passo sulle migliaia di verifiche tecniche ancora da effettuare, c’è anche quella scadenza dello scorso 28 febbraio, contenuta proprio nel decreto terremoto per quel che riguarda le esenzioni fiscali. Alla fine, infatti, alla luce di quasi 8000 domande di sopralluogo ancora in attesa, molti cittadini – nell’incertezza e nel timore di venire beffati e non poter usufruire delle agevolazioni previste per chi ha immobili inagibili – hanno deciso comunque di presentare la domanda di esenzione. E adesso, ecco che l’Arengo si ritrova tra l’incudine delle richieste di esenzione e il martello delle inagibilità non ancora dichiarate e con il grande punto interrogativo relativo al gettito fiscale: quanto si dovrà prevedere in bilancio per far quadrare i conti? Quanti cittadini pagheranno le imposte e quanti, invece, saranno esentati? E soprattutto, come si procederà in questa fase di incertezza che potrebbe prolungarsi per mesi e mesi? Tutto ciò potrebbe portare all’incubo dissesto? Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio procedurale che si inserisce in un groviglio intricato e spesso inestricabile delle procedure post-sisma.
Il decreto governativo da cui nasce la previsione delle esenzioni fiscali dice espressamente che viene prevista “l’esclusione da Irpef ed Ires del reddito dei fabbricati distrutti o oggetto di ordinanze sindacali di sgombero, in quanto inagibili, adottate entro il 28 febbraio 2017. I fabbricati interessati sono quelli ubicati nei comuni delle regioni Marche, Abruzzo, Lazio ed Umbria”. “L’esclusione dal reddito imponibile dei suddetti edifici – si legge ancora nel decreto – opera, fino alla definitiva ricostruzione ed agibilità e, comunque, fino all’anno d’imposta 2017. I medesimi fabbricati sono inoltre esenti da Imu e da Tasi, a decorrere dalla rata del 16 dicembre 2016 e fino alla definitiva ricostruzione ed agibilità, comunque non oltre il 31 dicembre 2020. Ai fini delle predette esenzioni (sia dalle imposte sul reddito che da Imu e Tasi), il contribuente può dichiarare, entro il 28 febbraio 2017, la distruzione o l’inagibilità, totale o parziale, del fabbricato all’autorità comunale che nei successivi 20 giorni trasmette copia dell’atto di verificazione all’ufficio dell’Agenzia delle entrate territorialmente competente”.
Tanti cittadini, avendo presentato domanda di sopralluogo ormai da mesi, ma non avendo ancora avuto un riscontro e, quindi, neppure una scheda Aedes di inagibilità, alla fine non sapendo cosa fare per non perdere definitivamente la possibilità delle esenzioni fiscali, hanno presentato entro la scadenza dello scorso 28 febbraio la relativa richiesta. Perché, come noto, per Ascoli c’è la possibilità di usufruire delle agevolazioni, ma non come i Comuni di prima fascia del cratere, bensì solo su richiesta esplicità di chi ha avuto l’abitazione dichiarata inagibile (anche parzialmente). Ecco, quindi, che l’Arengo adesso si ritrova con diverse domande di esenzione presentate senza poter produrre la documentazione relativa all’inagibilità del proprio edifico, non essendo ancora avvenuto il sopralluogo ed ora si ritrova tra color che son sospesi: cosa succederà per coloro che hanno avanzato richiesta per il sopralluogo ma magari avranno la certezza e la documentazione di inagibilità del fabbricato fra diversi mesi? E chi non avrà la dichiarazione inagibilità e dovrà pagare regolarmente le tasse, quando lo saprà e quando comincerà a pagare? Una vera e propria barzelletta. Il rischio di una duplice beffa, sia per il Comune che per alcuni cittadini, c’è ed è dietro l’angolo. Innanzitutto, perché il Comune, congelando la tassazione a chi fatto richiesta di esenzione fino all’atteso sopralluogo, rischia di non incassare per chissà quanto tempo le somme di chi è in attesa e, quindi, anche di ritrovasi a terra anche dal punto di vista della liquidità oltreché della quadratura del bilancio. Quanto si incasserà da Imu e Tasi, non sapendo quanti immobili saranno esentati? E come si potrà approvare il bilancio di previsione in queste condizioni? Un caos procedurale, quello che piove dall’alto sugli enti locali, che rischia di fare ulteriori danni oltre quelli già provocati dal sisma. I secondi ad essere beffati potrebbero essere tutti quei cittadini che nel frattempo, non avendo presentato domanda perché in attesa di un sopralluogo, magari tra un anno potrebbero avere la dichiarazione di inagibilità della propria abitazione, ma nel frattempo avranno pagato regolarmente le tasse…