C’è chi ha fatto il furbo, ma c’è anche chi non è riuscito a pagare per problemi economici o la perdita del lavoro. Fatto sta che il conto dell’Arengo per quel che riguarda i soldi da incassare relativi ai tributi non versati dai cittadini, sale esponenzialmente e calcolando gli ultimi dieci anni supera i 12 milioni di euro se agli 11 milioni già accertati si aggiunge la previsione di crediti difficilmente recuperabili, relativi al 2016, pari a 1.168.500 euro. Una somma spropositata che è cresciuta nel corso degli anni proprio per l’inefficacia di tutti i tentativi di recupero delle tasse non pagate effettuati da Equitalia attraverso le classiche cartelle esattoriali. E la cifra è diventata, anno dopo anno, un vero e proprio macigno che pesa ancor di più, su un ente che cerca a fatica di tenere botta, tra normative e mancati trasferimenti, oltre all’aggravante delle spese impreviste anticipate per il terremoto. Questi oltre 12 milioni di tasse non riscosse rappresentano un “buco”, a livello di cassa, che rende tutto molto più complicato per l’Arengo. E la tendenza, in tal senso, con l’aggravarsi della situazione economico-occupazionale e con la mazzata del sisma, è quella di un ulteriore incremento della fetta di evasione (totale o parziale) delle tasse locali.
Sono le imposte sugli immobili – stando a quanto emerge dal bilancio 2016 dell’Arengo, in attesa delle previsioni contabili per il 2017 – quelle con una maggior percentuale di evasione non recuperata. Lo conferma la relazione relativa proprio ai fondi di difficile esigibilità nella quale, per l’appunto, si definiscono le percentuali di riscossione per ogni tassa. Ebbene, sia per l’Imu che per la Tasi, il gettito di recupero dell’evasione si scontra con enormi difficoltà. Basti pensare che di tutti gli importi evasi, ben il 95,24% non si riesce a riscuotere. Alta, in tal senso, anche la percentuale di evasione non recuperata per la vecchia Ici, con una percentuale del 50,69%. Non più incoraggiante, comunque, le percentuale di riscossione relativa all’evasione della tassa sui rifiuti, quindi ai pagamnti pregressi: di tutto l’importo non pagato, non si riesce a riscuotere il 54,27%. Mentre per il pagamento delle aliquote nell’anno di riferimento, la percentuale di evasione, sempre per la Tari, si attesta sul 6,15%.
Le percentuali di evasione hanno una diversa incidenza secondo quelli che erano stati i gettiti previsti per ciascuna tassa locale. Nello specifico, nel 2016, secondo i conteggi conclusivi dell’Arengo, gli ascolani avrebbero dovuto pagare complessivamente per la Tari 10.572.947,95 euro dei quali sarebbero dovuti entrare nelle casse comunali 10.069.474,24 euro, mentre 503.473,71 euro sarebbero dovuti finire alla Provincia. Nel caso in cui la percentuale di evasione prevista venisse rispettata, la somma che verrebbe a mancare all’Arengo, a consuntivo, sarebbe di circa 700 mila euro (per la precisione, calcolando il 6,15% di evasione, la somma sarebbe di 619.272,66 euro). Per l’Imu, invece, il gettito previsto per il 2016 era di 6.700.000 euro. Per la Tasi, con l’abolizione per le abitazioni principali, il gettito dello scorso anno era di 2,3 milioni di euro, quando nel 2015 era di 5,2 milioni (e per i Comuni è stato definito un fondo perequativo).