Rischio dissesti sul Tronto in centro, si spera nei fondi del terremoto

Servono fondi per tamponare i rischi di dissesto idrogeologico sul Tronto in pieno centro storico. I soldi non ci sono ed è proprio la ricerca di possibili risorse il fattore determinante per sbloccare la situazione e permettere un intervento di messa in sicurezza delle aree appena classificate R4, ovvero a grave rischio, tra San Pietro in Castello e S.Maria intervineas e tra via Rovereto e via Asiago. Ma ora, con la richiesta dell’Arengo nell’inserimento nel Piano per l’assetto idrogeologico regionale, si prova ad aprire uno spiraglio attraverso i fondi per il terremoto e l’emergenza maltempo. Uno spiraglio che, in realtà, era già stato aperto – almeno informalmente – per quel che riguarda il rischio frane nella zona di via Mameli a Porta Romana, con il sindaco Castelli che aveva sondato il terreno col commissario Errani. E adesso anche questa ulteriore situazione di potenziale dissesto sul Tronto potrebbe rientrare nel discorso, considerando che proprio nella relazione tecnica della geologa incaricata, Francesca Acciaccaferri, si fa riferimento esplicito anche all’aggravamento della situazione proprio a causa del terremoto e delle recenti, abbondanti, nevicate.

 

Che le due aree che si affacciano sul Tronto in pieno centro storico, proprio a ridosso del ponte di Campo Parignano, necessitino di costante monitoraggio e grande attenzione lo conferma anche il responsabile del Genio civile, l’ingegner Stefano Babini, ricordando che ormai circa 14 anni fa, nel 2003, si attivò un intervento precauzionale proprio alla luce dei potenziali rischi di dissesto.

“Come Genio civile – sottolinea Babini – si intervenne nell’ambito di una programmazione di interventi sulle sponde del fiume Tronto, con la sistemazione di tiranti proprio in maniera precauzionale, per evitare scivolamenti e altri movimenti. E’ chiaro che l’attenzione su quella parete perpendicolare che si affaccia sul fiume deve essere sempre mantenuta, per evitare possibili problemi, come c’era già stata in passato. Va comunque considerato che un intervento importante in quella zona è complesso e quindi costoso. Occorrerebbero  un’ispezione preliminare, un accurato studio  che superi il problema della vegetazione, l’individuazione dei punti critici…”

Il problema principale, per l’appunto, è quello dei costi, dei possibili finanziamenti. Considerando che fondi per interventi programmati in tal senso al momento non ci sono e una struttura come il Genio civile al momento può monitorare e, non disponendo delle risorse necessarie, può intervenire solo in situazioni di emergenza e, quindi, con fondi legati alle emergenze. Ed è per i fondi delle emergenze terremoto e neve che potrebbe passare l’unica speranza di riuscire a sistemare quei costoni sul Tronto che già quindici anni fa destavano qualche preoccupazione.  Facendo forza sul fatto che dal recente studio geologico è emerso come la situazione sia stata aggravata – secondo i tecnici – dalle scosse sismiche e dalle recenti abbondanti nevicate.

Già tra il 2003 ed il 2004, come anticipato, l’incubo delle frane assillava la città anche nella sua parte più antica. Ed in quel periodo il Genio civile predispose un progetto ad hoc, preposto alla tutela del territorio sopra la sponda del fiume Tronto all’altezza della chiesa di Santa Maria Intervineas.

Il tratto in questione, infatti, risultò di quelli più esposti al rischio di frane, pur trovandosi praticamente nel cuore della città, all’estremità nord di corso Trento e Trieste. Proprio a seguito di sopralluoghi e verifiche, coordinati proprio dall’ingegner Stefano Babini, si decise di procedere con un intervento di risanamento e di consolidamento di tutto il versante che scende giù fino al fiume. Un intervento precauzionale studiato per garantire  un impatto ambientale ridotto al minimo, con pochissimo utilizzo del cemento, ovvero solo nei punti in cui risultava indispensabile per una questione di sicurezza. L’intervento costò, complessivamente, circa 500 mila euro.

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