La Guardia di Finanza di Ascoli ha eseguito una complessa indagine di Polizia giudiziaria relativa al fallimento di una società di trasporti operante nel Teramano. Le attività investigative condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria hanno consentito l’individuazione di un sodalizio criminale riconducibile ad un nucleo familiare i cui componenti, dopo aver affidato l’amministrazione della società che sta fallendo ad un prestanome, hanno posto in essere una serie di operazioni fraudolente con la finalità di distrarre i beni aziendali e personali alla garanzia del ceto creditorio.
Lo svolgimento di capillari indagini ha permesso di ricostruire puntualmente le attività illecite poste in essere dagli amministratori della società e dai loro “consulenti” in prossimità del fallimento, consistite: nella distrazione di 31 automezzi (camion, autoarticolati, motrici, rimorchi, macchine agricole ecc.) in favore di altra società a loro stessi riconducibile; nella distrazione di ingenti crediti commerciali – per oltre 100.000 euro – in favore di altra società, “evasore totale”, utilizzata ad hoc e nel successivo trasferimento delle somme riscosse, attraverso una serie di atti dispositivi simulati, sempre in favore della nuova società; nella distrazione di un’intera azienda agricola in favore di uno degli indagati; nella dissimulazione dello stato di dissesto al fine di ottenere indebitamente accesso al credito bancario; nell’occultamento delle scritture contabili della fallita, con il coinvolgimento di un amministratore “prestanome” e di un compiacente consulente contabile; nel perfezionamento di una serie di donazioni immobiliari in favore di prossimi congiunti, con la finalità di rendere inefficaci le procedure di riscossione coattive nel frattempo avviate nell’interesse dell’erario. Raggiunto l’obiettivo di depauperare il patrimonio sia dei soci/amministratori che della società, quando la situazione debitoria della società era diventata ormai insanabile, essa è stata abbandonata nelle mani di un “prestanome”, appositamente reclutato con la compiacenza di altri soggetti inseriti nel circuito criminale, con l’inevitabile conseguenza del fallimento.
Il trasferimento dei beni e delle risorse finanziarie della società in favore di altre persone fisiche ed altri soggetti giuridici, sempre riconducibili al nucleo familiare in questione, avrebbe consentito ai relativi membri di proseguire le attività economiche pregresse utilizzando, di fatto, gli stessi assets patrimoniali e commerciali della fallita ed, al contempo, di mettere al riparo i beni personali dalle azioni di recupero già in corso da parte dell’Amministrazione Finanziaria (Iva, Irap, addizionali comunali e regionali; Ritenute non versate per oltre 1,8 milioni di euro) e da quelle future che sarebbero state inevitabilmente avviate dal ceto creditizio.
La ricostruzione particolareggiata dei fatti ha consentito all’A.G. l’iscrizione di otto persone nel registro degli indagati per i reati di cui agli artt. 216, 218 e 222 della Legge Fallimentare (Bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e ricorso abusivo al credito) ed all’art. 11 del D.Lgs. 74/2000 (Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte).
Inoltre, in relazione ai gravi fatti accertati, le Fiamme Gialle hanno dato corso all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, emesso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Teramo su richiesta della locale Procura della Repubblica, in virtù del quale sono stati sottoposti a sequestro beni per un valore complessivo di oltre 1,3 milioni di Euro, rappresentati da30 automezzi/mezzi agricoli, 1 fondo agricolo di 7,5 ettari con annessi 2 fabbricati, 5 titoli seminativi PAC e 6 fabbricati, tutti siti nella provincia di Teramo.