Terremoto, raffica di ordinanze. Qualche area inagibile anche alla caserma Clementi

E’ corsa alle ordinanze, in città, per sbloccare prima possibile, per gli edifici inagibili, i lavori di messa in sicurezza post-terremoto. E se il termine ultimo per la richiesta di contributi è ormai all’orizzonte, con quel 31 luglio ancora in attesa di una proroga in versione “last minute” e con circa 2000 sopralluoghi ancora da effettuare, nel frattempo proprio il grandissimo carico di lavoro che gli uffici tecnici comunali stanno gestendo ogni giorno si concretizza in decine di provvedimenti di evacuazione, a seguito di schede Fast o Aedes. E nel calderone delle ordinanze di evacuazione c’è anche quella– di queste ultime ore – relativa alla caserma militare “Clementi” per inagibilità temporanea di alcune palazzine interne alla struttura. Insieme a tantissime altre disposizione di evacuazione di interi edifici, proprio per il ricorso alle schede Fast, che rischiano di mettere immediatamente in difficoltà anche attività commerciali oltre ad abitazioni civili pur se prive di lesioni. Insomma, un problema nel problema con la scelta di queste doppie procedure che costringono, tra l’altro, anche a doppie ordinanze da parte dell’Arengo. E il tutto per velocizzare i tempi dei sopralluoghi che, in realtà, vista la mole delle richieste e anche di possibili ricorsi contro le stesse schede rilasciate dai tecnici.

Dopo tanti altri casi di ordinanze di inagibilità che hanno riguardato anche strutture pubbliche, uffici, aziende e ora anche attività commerciali, è stato emesso l’altro ieri dall’Arengo anche un provvedimento di evacuazione di parte degli immobili della caserma Clementi, di proprietà del Demanio e del Reggimento militare, per inagibilità temporanea ma agibili a seguito di provvedimenti di pronto intervento. In altre parole, l’evacuazione disposta dall’ordinanza è vincolata all’immediata effettuazione di interventi-tampone di messa in sicurezza delle aree o palazzine indicate come temporaneamente inagibili. In pratica, l’Arengo – a seguito di schede Aedes disposte dai tecnici incaricati – ha disposto la parziale interdizione all’uso degli edifici indicati nella scheda fino alla riparazione del danno emerso dai rilievi (messa in sicurezza), suggerendo “la cucitura con barre di carbonio delle fessurazioni ove rilevate sui muri portanti, paramenti murari, zone adiacenti o di accesso alle aree da interdire, in adempimento a misure precauzionali. Per tutte le altre zone, invece, è stata dichiarata l’agibilità. Tra le zone indicate, ad esempio, come parzialmente inagibili ci sono i “locali che si affacciano sullo spiazzo dell’alzabandiera (uffici, spogliatoi, magazzino) nell’area interessata dai tramezzi lesionati” esposti a sud, “alcuni uffici siti verso il pozzetto principale (ufficio comandante compagnia, fureria, n°2 alloggi siti a sinistra dell’edificio, entrando dall’ingresso di sinistra)”, esposti rispettivamente a nord ed ad est, “due alloggi con i relativi bagni” esposti ad ovest, angolo nord-ovest e altri locali.

 

Un po’ di problemi si stanno creando a causa delle schede Fast, ovvero le schede speditive che valutano gli edifici nella loro interezza, proprio per dare un’accelerazione alla lunghissima trafila dei sopralluoghi. L’obiettivo, insomma, sarebbe quello di visionare solo in linea generale l’edificio e, alla luce di una situazione di inagibilità, magari solo parziale e riferita ad un solo appartamento, si deve poi dichiarare “non utilizzabile” l’intero immobile e, di conseguenza, si deve procedere con l’ordinanza di evacuazione di tutto lo stabile in attesa della scheda Aedes che entra nel dettaglio. Fatto sta che, in questo modo, si rischia di mettere in difficoltà anche famiglie e attività commerciali che, pur trovandosi un uno stabile con un appartamento inagibile, non hanno in realtà alcun problema diretto.

 

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