L’attesa continua. Otto anni dopo il nuovo progetto per la riconversione dell’area, previa bonifica, l’ex Carbon è ancora lì, al suo posto, con le sue aree inquinate, con i cantieri da aprire ancora “imprigionati” nei meandri di procedure, tavoli di concertazione, complicazioni e rallentamenti. Quella bonifica che già ai tempi della vecchia azienda, per l’appunto la Sgl Carbon, era sventolata come una priorità per riprogettare la città del futuro, adesso sembra quasi incanalata in un tunnel tecnico-burocratico lunghissimo di cui non si vede ancora l’uscita, dopo un passato ultradecennale di polemiche, posizioni e addirittura referendum per capire come riqualificare quella zona. E nella fase più recente – si fa per dire – ecco 8 anni fa l’acquisizione dell’area da parte di Restart, società di alcuni imprenditori locali che si sono uniti per sanare quella estesa “ferita” a due passi dal centro della città, che aveva riacceso la fiammella per arrivare ad una bonifica e riconversione ormai insperate, anche alla luce dell’addio alla città da parte della multinazionale che per decenni aveva utilizzato quell’area di cui era proprietaria. Dal 2010, data di acquisizione dell’area da parte di Restart, ad oggi, non si è ancora riusciti a far partire questa benedetta bonifica con la successiva riconversione. Considerando che il progetto per la riconversione era stato presentato nel 2011.
Ebbene, 8 anni dopo una serie forse inimmaginabile di problemi da superare (con posizioni tecniche contrastanti, richieste di documenti e di pareri, poi la complicazione dell’amianto, la maxi-multa per la discarica interna all’ex Carbon e chi più ne ha più ne metta) non si riesce ancora ad avviare le ruspe per bonificare quell’area inquinata da decenni, nonostante il Piano di bonifica sia stato approvato – dopo lunga gestazione tra le varie componenti tecnico-istituzionali e con l’accelerazione data dal commissario regionale Speri – nell’agosto del 2016, una decina di giorni prima delle forti scosse di terremoto. E questo perché adesso, volendo Restart comprensibilmente avviare i lavori di bonifica una volta sbloccato il Piano particolareggiato che individui ufficialmente le varie destinazioni dell’area, trattandosi di un investimento consistente, pari a 39 milioni di euro. Piano particolareggiato che però, a sua volta, l’Arengo potrà sbloccare solo una volta ottenuta l’autorizzazione per la valutazione ambientale che dovrà rilasciare la Provincia e il cui iter è ancora in corso e vedrà già il prossimo 24 gennaio una ulteriore conferenza dei servizi. Un procedimento che si sta prolungando, anch’esso, da otto mesi.
In tutto questo calderone, il cittadino ignaro che ogni tanto si trova a passare da quelle parti, ovvero davanti all’ex Carbon, si chiede legittimamente: “vedrò mai quest’area risanata?”. Aldilà di procedure tecniche, investimenti privati e approcci politici alla vicenda, è proprio questo, alla fine, succo del discorso: quanto occorrerà ancora per restituire alla città questa grande area disinquinata e fruibile? Una volta ottenuta questa valutazione di impatto ambientale dalla Provincia, in pratica, la giunta comunale potrà approvare il Piano particolareggiato con destinazione delle varie parti dell’area (secondo il progetto che prevede insediamenti edilizi, polo scientifico-tecnologico e zone a verde), senza dover portare la delibera in consiglio comunale, essendo di fatto quest’area già inglobata nel nuovo Piano regolatore che, in questo caso, è arrivato prima dell’eventuale variante urbanistica. Con il sì della giunta, a seguire si dovrebbe arrivare alla firma dell’accordo di programma con Restart che, a quel punto, potrebbe avviare l’attesa bonifica dell’area. Una bonifica che, come già detto, costerà intorno ai 39 milioni di euro e prevede lavori per circa 3 o 4 anni per arrivare a risanare tutta l’area. E all’aspetto ambientale, in questo caso, si abbinerà anche un primo risvolto occupazionale, considerando che si andrà a creare comunque lavoro.
Un Piano di bonifica a cui si è arrivati con molta fatica e, anche in questo caso, con tempi lunghissimi se solo si pensa che all’inizio si era ipotizzato di poter arrivare all’approvazione definitiva entro il 2014. Poi, in realtà, sono trascorsi quattro anni in più rispetto alle previsioni ed ancora si è alle prese con le procedure. Con i cittadini alla finestra ad attendere il susseguirsi degli eventi e Restart che, invece, ha deciso di ricorre al Tar proprio per lo sblocco dell’aspetto urbanistico al fine di poter partire, finalmente, con l’apertura del cantiere per la bonifica. Il punto fermo, in tal senso, è la prossima udienza fissata proprio dal tribunale amministrativo regionale per il prossimo 9 maggio, con l’auspicio che per quella data si sia sbrogliata tutta la matassa procedurale.
Secondo quanto riporta il sito di Restart, serviranno 12 anni per completare tutta la riconversione e rendere l’area del tutto fruibile. Ma nessuno aveva previsto che ci sarebbero voluti 8 anni di procedure…