“Dopo una lunga battaglia gli allevatori entrano nella compagine del Consorzio Dop Oliva Ascolana del Piceno. Non era concepibile non inserirli, considerando che si tratta di un prodotto a base di carne”. Sono le parole di Ugo Marcelli presidente provinciale della Cia – Confederazione agricoltori provinciale a seguito della firma, nei giorni scorsi, del ministro delle Politiche agricole alimentari forestali del decreto (DM 4739 del 23.01.2018) che riconosce alla categoria imprenditoriale un ruolo fondamentale per affermare la specificità della Dop. “Penso che abbiamo fatto chiarezza perché con il Ministero all’inizio eravamo d’accordo nell’inglobare gli allevatori con gli agricoltori – spiega il presidente Marcelli -. Poi con una serie di decreti, ci hanno chiesto di toglierli. Abbiamo portato avanti una lunga battaglia affinché fossero nuovamente inclusi perché non è pensabile non tenere conto di chi alleva il bestiame quando si parla di un prodotto a base di carne, che è certificata”. La Dop oliva ascolana, infatti, non è un semplice prodotto ortofrutticolo trasformato, ma un’eccellenza valorizzata dal ripieno della carne, sia in termini quantitativi che qualitativi. “Finalmente qualche giorno fa abbiamo ricevuto la comunicazione che gli allevatori sono inclusi nella compagine del Consorzio – conclude il presidente -. Adesso dobbiamo metterci a lavoro per cambiare lo Statuto dell’oliva tenera ascolana e inserire dentro gli allevatori”. Un risultato importante per le Marche che rappresenta un ulteriore passo in avanti del percorso condiviso dalla Regione con il Ministero e l’Abruzzo per giungere, in tempi brevi, al riconoscimento del nuovo Consorzio di tutela. Quattro anni fa il precedente organismo ha perso i requisiti per mantenere l’autorizzazione ministeriale di tutela della Dop. Il 16 novembre scorso la Regione Marche ha organizzato ad Ascoli Piceno una riunione per superare i problemi e assumere nuovi impegni. L’obiettivo comune è quello di arrivare, prima possibile, alla legittimazione del Consorzio, a beneficio dell’intero territorio di produzione che si estende dalla provincia di Fermo a quella di Teramo.