Quella di Ascoli Piceno è la provincia marchigiana con la più alta percentuale di donne che fanno impresa. E le imprese “in rosa” hanno confermato anche nel 2017 di essere state quelle che meglio hanno resistito all’impatto di questi anni di dura crisi. Sono i dati che ha raccolto la Cna di Ascoli grazie al supporto del Centro studi della Cna regionale delle Marche. “Le donne, in anni molto complicati – è il commento di Sandra Gouveia, presidente per il Piceno del Comitato impresa donna della Cna – si sono rimboccate le maniche e hanno dimostrato di essere fortemente in grado di fare impresa. Per la propria famiglia, per i propri dipendenti e per tutto il tessuto economico e sociale del territorio”. E i dati confermano inequivocabilmente questa valutazione. Nel Piceno, a fine 2017, le imprese gestite da donne, o con donne in maggioranza nei consigli di amministrazione, sono state il 24,2 per cento del totale. Più di tutte le altre province marchigiane. E più della media regionale (23,4 per cento). E più di quella nazionale (22,6 per cento). Un grande impegno e un valore aggiunti per il Pil che si concretizza in una percentuale di imprese che dal 2009 al 2017 hanno mantenuto invariata la loro incidenza sul panorama produttivo. “E’ vero – commenta il direttore generale della Cna di Ascoli – che in questi 8 anni il nostro Centro studi ci dice che il Piceno ha visto la chiusura di ben 216 imprese femminili. Un dato, però, di gran lunga meno negativo di tutto il resto delle Marche. Dati che per la Cna non possono che essere ancora di più da stimolo per il sostegno a questo tipo di imprese e a tutte quelle altre situazioni, dal credito al sostegno familiare, che possono garantire opportunità concrete alle donne che vogliono fare impresa”. In 8 anni, dunque, 216 imprese femminili in meno in tutta la provincia. Ma in tutta la regione, purtroppo, ne sono state perse ben 3.734. . E questo vuol dire che nel Piceno hanno resistito il 94,8 per cento delle imprese “rosa”. Contro il 90,6 per cento della media regionale, dell’89,5 per cento della provincia di Pesaro e Urbino, dell’89,7 per cento della provincia di Macerata, del 91,8 per cento della provincia di Fermo e dell’89,5 per cento della provincia di Ancona.