Terremoto, l’Ufficio ricostruzione conferma i ritardi. Da Ascoli solo 66 pratiche di cui 12 sbloccate

I ritardi nella fase di ricostruzione post terremoto ci sono eccome… A confermare la mancanza ancora di tantissime perizie e schede Aedes, così come le pratiche presentate, in rapporto alle ordinanze di inagibilità, è il direttore dell’Ufficio speciale per la ricostruzione nelle Marche, Cesare Spuri che ha indirizzato una lettera al commissario straordinario per il terremoto, Paola De Micheli, proprio per segnalare i gravi ritardi relativi alle pratiche da presentare, da parte dei vari tecnici incaricati.. Ritardi che evidenziano ad una situazione molto difficile a fronte di scadenze sono ormai ad un tiro di schioppo: la definizione di tutte le schede Aedes che deve essere fatta entro il prossimo 31 marzo e la presentazione delle domande per ottenere i rimborsi per danni lievi che non potrà andare oltre il 30 aprile. Un ritardo certificato, come detto, dalla lettera che il direttore dell’Ufficio speciale per la ricostruzione delle Marche, Cesare Spuri, ha scritto Cui si cumulano anche le difficoltà ed i ritardi di portare a buon fine in tempi stretti le pratiche avviate proprio per la complessità delle procedure. Basti pensare che, ad Ascoli, le pratiche presentate ed istruite sono solo 66 (su almeno un migliaio di edifici dichiarati inagibili) delle quale soltanto 12 sono arrivate allo sblocco del decreto per la concessione dei contributi. E l’unica soluzione dietro l’angolo, a questo punto, sembra essere un’ulteriore proroga, ma con il forte dubbio che anch’essa non possa essere sufficiente, trattandosi di un massimo di tre mesi in più rispetto alla scadenza, come anticipato, del prossimo 30 aprile.

La lettera inviata da Spuri al commissario De Micheli (ma anche al vice commissario e presidente della Regione, Ceriscioli, ai sindaci e alle associazioni dei professionisti del settore tecnico) di fatto, rappresenta un campanello d’allarme che arriva dagli stessi organismi – ovvero l’Ufficio speciale per la ricostruzione nelle Marche – che si stanno occupando di questa delicata fase delle messe in sicurezza degli edifici. Un allarme che è strettamente legato ai numeri, importanti, relativi alle pratiche ancora in netto ritardo: le domande di contributo per la riparazione dei danni lievi presentate finora, con i termini che come detto scadono il prossime 30 aprile, “non risultano – secondo quanto scrive Spuri – adeguate in termini numerici al danno riscontrato nella Regione”.

In termini concreti, secondo il direttore dell’Ufficio ricostruzione regionale sarebbero almeno 5-6 mila le domande ancora da presentare entro la fine di aprile per la copertura dei danni lievi. Mentre risultano ancora mancanti, rispetto alle pratiche già aperte, ben 14.235 perizie tecniche, necessarie per sbloccare la concessione dei contributi.  Numeri che rendono impossibile il rispetto delle scadenze previste. “E’ inutile sottolineare – scrive Spuri nella lettera – l’importanze e l’imminenza delle scadenze citate che, ove disattese, non potrebbero non arrecare importanti ripercussioni per il processo di ricostruzione e comportare specifiche assunzioni di responsabilità”. In altre parole, Spuri – che si dice anche a disposizione per collaborare per fornire il necessario supporto ai cittadini – segnala i gravi ritardi proprio per quel che riguarda la fase stessa di presentazione – da parte dei tecnici incaricati dai cittadini – della documentazione e le pratiche per la messa in sicurezza e sistemazione dei danni subiti da tantissimi edifici.

 

Per quel che riguarda la situazione nel Piceno e ad Ascoli, in relazione proprio alle fasi della sistemazione degli edifici inagibili, i numeri sono eloquenti ed in linea con quanto dichiarato a livello regionale da Spuri. Gli ultimi numeri, aggiornati proprio dal sito dell’Ufficio ricostruzione delle Marche, certificano che sono state complessivamente istruite, su tutto il territorio provinciale, 625 pratiche (ovviamente con priorità per comuni come Arquata ed Acquasanta) e di queste pratiche sono 163 quelle arrivate a buon fine, ovvero al decreto per lo sblocco dei relativi contributi. Quindi, circa il 26%. Facendo, invece, riferimento ad Ascoli-città, le pratiche istruite sono al momento soltanto 66, delle quale solo 12 sono arrivate ad ottenere il decreto conclusivo della procedura. In questo caso, dunque, i contributi sono stati autorizzati per meno del 20% delle richieste (tra quelle ancora da sbloccare risulta anche il Palazzo vescovile). E nell’ambito dello stesso dato ascolano, con 66 pratiche avviate, solo 7 riguardano attività produttive o comunque lavorative.

Sicuramente, ad incidere su questi ritardi concorrono molti fattori e tra questi, indiscutibilmente, anche la complessità e farraginosità delle procedure, con il doppio passaggio delle schede Fast e delle schede Aedes che, oltre ad appesantire il lavoro dei tecnici comunali per quel che riguarda il raddoppio delle ordinanze di evacuazione, ha comunque allungato i tempi. Tempi che poi si sono ulteriormente dilatati anche per la predisposizione da parte dei tecnici incaricati dai cittadini delle perizie asseverate e di tutta la documentazione per lo sblocco dei progetti. In tale contesto, uno dei dati finalmente positivi, invece, è rappresentato finalmente dalla conclusione praticamente di tutti i sopralluoghi (oltre 9000 le richieste) ad Ascoli-città, con solo una ventina di casi ancora da chiudere. Ma è evidente che, ad Ascoli come negli altri territori, il rispetto delle scadenze appare una vera e propria utopia.

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