Si apre un importante spiraglio per evitare, nel confuso calderone procedurale del post terremoto, che dopo il danno (quello subìto dal territorio) arrivi anche la beffa di una ricostruzione praticamente “congelata” a causa degli abusi edilizi. Dopo che proprio il commissario straordinario per il sisma Paola De Micheli, in un recente convegno in città, aveva suonato il campanello d’allarme per un 80% di abusi che impedirebbero l’erogazione dei contributi per le messe in sicurezza, adesso arriva un salvagente lanciato dal direttore dell’Ufficio ricostruzione regionale, Cesare Spuri. Una soluzione fortemente suggerita e caldeggiata dall’Ordine degli ingegneri ascolano e delle altre zone colpite che dovrebbe portare ad un apposito decreto del commissario De Micheli. Con una sanatoria e lo sblocco delle relative pratiche per tutti quegli edifici con abusi incidenti fino ad un 20% massimo rispetto alla sagoma del fabbricato. O, comunque, con una tolleranza del 20% anche per quel che riguarda la vulnerabilità sismica prevista dalla legge. Una strada che, con la traduzione in un decreto commissariale, spianerà la strada a migliaia di pratiche ora incagliatesi proprio per la presenza di abusi edilizi lievi. Questo uno degli importanti risultati ottenuti proprio dagli Ordini degli ingegneri nel confronto avuto l’altro ieri, nella sede di Piceno consind ad Ascoli, con Cesare Spuri.
Al confronto con il direttore dell’Ufficio regionale per la ricostruzione post terremoto, Cesare Spuri, hanno preso parte Massimo Conti, presidente della Federazione degli ingegneri delle Marche, Stefano Babini, presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Ascoli, Maurizio Paulini dell’Ordine di Macerata e Antonio Zamponi di Fermo. Un confronto molto costruttivo e utile per aprire, dopo sei mesi di appelli e anche dopo il recente impulso ridato alla questione delle procedure proprio dall’ingegner Babini, una strada più veloce lungo la quale indirizzare le procedure per consentire che sul territorio ascolano e nelle altre zone colpite, l’80% del patrimonio immobiliare danneggiato resti una grande incompiuta. Perché in uno scenario già complesso e farraginoso delle procedure – con il rallentamento tra schede Fast e Aedes – a dare il colpo di grazia a molti ascolani è arrivata anche l’emersione di tantissimi abusi edilizi, nella maggior parte dei casi di lieve entità (come, ad esempio spostamenti di finestre e interventi simili), a stoppare tutto il processo di sblocco dei contributi per la ricostruzione. Da questo punto di vista, di fronte ad un rischio paralisi della maggior parte delle pratiche con l’effetto di non poter risistemare tantissimi edifici, il direttore Spuri si è dichiarato pronto a recepire le istanze degli ingegneri e a sollecitare un decreto del commissario straordinario De Micheli in linea con l’ipotesi suggerita dagli Ordini dei tecnici: consentire una sanatoria per tutte le pratiche con abusi fino ad un 20% di incidenza rispetto alla sagoma dei fabbricati o con vulnerabilità sismiche che possano essere in difetto di massimo un 20% rispetto ai criteri imposti dalle normative. Insomma, una sanatoria degli abusi lievi a tutto campo, per velocizzare le pratiche ed evitare che molte zone, come ad esempio il centro storico ascolano, possano trasformarsi in veri e propri quartieri-fantasma. In alternativa, si ipotizza la possibile decurtazione delle eventuali sanzioni per abusi lievi direttamente dal contributo spettante. Linea dura e blocco dei contributi, invece, per quegli abusi più gravi che vadano oltre la percentuale individuata.
Altro importante passaggio, l’attivazione di un tavolo tecnico per il sisma permanente che si riunirà periodicamente, coinvolgendo le varie categorie professionali, proprio per accelerare le procedure e risolvere i vari problemi lungo il percorso. Inoltre, si è in procinto di affidare gli incarichi per 110 perimetrazioni delle “zone rosse” proprio per valutare se e come si potrà ricostruire.