Quattro anni fa i lavori sul ponte di Porta Romana che presentava un forte degrado

Anche il ponte di Porta Romana, lungo il tratto dell’ex Salaria  che si affaccia sul cimitero comunale, aveva fatto temere il peggio. Forti criticità, infatti, erano affiorate fino a circa 4 anni fa, alla luce di infiltrazioni che avevano creato, come confermato dalle indagini dell’Università politecnica delle Marche, timori rispetto lo stato di degrado della struttura. Ma proprio tra il 2012 e il 2014, di fronte alla necessità di intervenire, la Provincia aveva aperto un cantiere con due stralci: il primo per sistemare alcune parti della struttura e il secondo proprio per tamponare la situazione delle infiltrazioni d’acqua attraverso un’opera di impermeabilizzazione (quest’ultimo del costo di 250 mila euro). E subito dopo l’allora assessore ai lavori pubblici, Pasquale Allevi, confermò che grazie ai costanti monitoraggi per tre anni e agli interventi effettuati «non c’era più alcun rischio di crollo del viadotto». Così come ribadito anche dall’allora presidente Piero Celani. In questo caso, dunque, si sarebbe riusciti ad evitare ogni possibile rischio andando a tamponare in tempi brevi la situazione prima che potesse degenerare.

 

A segnalare lo stato di forte degrado del ponte era stata, come detto, anche la facoltà di ingegneria dell’Università politecnica delle Marche, alla quale era stato conferito un incarico – proprio nel corso del primo intervento di sistemazione della struttura, nel 2012, per un campagna di indagini sulle strutture finalizzata alla verifica della sicurezza del viadotto. E gli avvertimenti erano stati subito chiari: il ponte di Porta Romana evidenziava «segni diffusi di ammaloramento delle strutture sia per il degrado del calcestruzzo che delle relative armature». L’entità del degrado del ponte, dunque, è risultata chiaramente solo dopo l’inizio dei lavori del primo stralcio, considerando anche che i tecnici definirono la situazione «destinata a peggiorare ulteriormente qualora non si fosse intervenuti tempestivamente sulla causa principale, ovvero le infiltrazioni d’acqua piovana sulle strutture”. E sempre nella prima fase si era evidenziata la necessità di un trattamento anticorrosivo delle armature e la ricostruzione del calcestruzzo attraverso strati di cemento fibrorinforzato.

 

Era già emerso, inoltre, che le canalizzazioni in metallo contenenti le linee di media tensione dell’Enel, poste lungo il lato est del ponte, stavano «generando ingenti problemi alle strutture portanti del ponte, sempre a causa delle continue infiltrazioni di acqua piovana» che fuoriuscivano dai fori realizzati per ancorarle alla soletta. A tal proposito, si era arrivati alla decisione di non rendere vani, con il secondo stralcio, gli interventi di risanamento e di procedere con urgenza all’impermeabilizzazione delle strutture esclusivamente nelle solette dei marciapiedi (essendo i fondi esigui) oltre che alla sostituzione dei parapetti laterali di protezione.

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