di Luca Marcolini
Solo silenzio, fino ad oggi. Un silenzio assordante, da far cadere le braccia. Perché d’improvviso, quasi a sorpresa, da una lettera di un dirigente della Protezione civile della Regione Marche, si apprende che si è raschiato il fondo del barile e i soldi non ci sono più: il fondo speciale per il post terremoto del 2016 è esaurito. In termini tecnici, “c’è una indisponibilità di cassa sulla contabilità speciale”. E questo significa che, mentre la Regione Marche ha richiesto un ulteriore stanziamento al Governo, nulla più potrà essere pagato fino a che non arriveranno nuovi finanziamenti. Si potranno autorizzare interventi solo in presenza di copertura economica. E la copertura economica, al momento, non c’è. L’input che viene lanciato ai Comuni è quello di assumersi impegni solo una volta essersi accertati delle coperture economiche, quindi, per anticipazioni con fondi propri, e di razionalizzare al massimo le spese. Della serie: abbiamo toccato il fondo del barile e ora non possiamo più spendere. Almeno fino a che non si sbloccheranno nuovi stanziamenti.
In realtà, qualche sentore di questa problematica di cassa si era avuto già la scorsa estate quando una circolare aveva anticipato ai Comuni che si sarebbero dovuti accollare la sistemazione di quelle persone attualmente negli alberghi, una volta concluso lo stato di emergenza. Così come si era anticipato un cambio di rotta per i Cas, i contributi di autonoma sistemazione.
E allora viene spontaneo chiedersi: ma non sarebbe stato doveroso anticipare la richiesta di nuovi soldi al Governo prima di arrivare a raschiare il fondo, tutelando quindi tutti coloro – tra cui oltre 800 famiglie ascolane che si ritrovano a dover anticipare mesi di canone di affitto per la sola colpa di aver avuto la casa dichiarata inagibile? Non sarebbe stato più giusto e previdente informare tutti per tempo del fatto che i soldi stavano per finire e che, quindi, era stata già inoltrata una richiesta preventiva al Governo per i necessari stanziamenti? Cosa comporterà tutto questo per le famiglie che sono ancora negli alberghi, per quelle che devono anticiparsi il Cas (attualmente contributi fermi a luglio), per tutti coloro che hanno presentato la richiesta di contributi per la ricostruzione o sistemazione dei propri edifici e sono in attesa di vedersi sbloccare il relativo contributo? Quanto tempo passerà prima che si sblocchi la situazione?
Dopo due anni in cui si sono spesi complessivamente 652 milioni di euro, ancora la maggior parte delle case inagibili (solo ad Ascoli le ordinanze sono 1650) devono ancora iniziare gli interventi e ci sono migliaia di famiglie (come detto oltre 800 solo nel capoluogo piceno) che abitano in case temporanee, di emergenza o da parenti e amici, oltre alle imprese che stanno ancora subendo la mazzata del post sisma. Senza parlare della situazione in quei paesi dell’epicentro, come Arquata e dintorni, che sono ancora invasi dalle macerie. E adesso, con la conferma che i soldi – almeno per ora, si spera – non ci sono più, si è raggiunto l’apice, il momento culminante, di una ricostruzione iniziata male che rischia di finire peggio…