Da qualche giorno i cittadini ascolani, e non solo, avvertono un gusto acre che lascia in bocca un sapore amaro quando bevono l’acqua che esce dai rubinetti delle proprie case. «Il sapore amaro dell’acqua è dovuto al cloro che abbiamo dovuto immettere nelle condutture – rassicura il presidente della Ciip, Giacinto Alati -. La normativa vigente prevede la clorazione dell’acqua qualora si registrino delle interruzioni dell’acqua. Sicuramente, la quantità che abbiamo utilizzato è decisamente inferiore al consentito e, con il passare dei giorni, anche il sapore leggermente amaro che ora rimane in bocca svanirà». L’utilizzo del cloro, dunque, è previsto dalle norme e dalle procedure da adottare quando si registrano delle interruzioni e non comporta alcuna conseguenza se non quella di percepire un sapore diverso dell’acqua. Si tratta dunque di una disposizione dettata dalla legge a salvaguardia dei cittadini e, nonostante la quantità utilizzata sia decisamente minore a quella consentita, la presenza di cloro nell’acqua non passa inosservata anche perchè i residenti del Piceno non sono abituati alla clorazione della risorsa idrica così come avviene abitualmente in altre parti d’Italia.