Una somma di oltre 120.000 euro in 14 mesi si è resa necessaria, ad Ascoli, per garantire una sistemazione a tutte quelle persone non autosufficienti e fragili (circa una ventina) che sono state sfollate a causa del terremoto. E’ quanto emerge dal rendiconto dell’Arengo riguardo proprio questo tipo di supporto fornito dall’ente attraverso la collocazione in varie strutture socio assistenziali di questi cittadini sfollati non in grado di badare a se stessi né fisicamente né dal punto di vista economico. Il periodo di riferimento, per la cifra spesa o impegnata dall’Arengo e ora rimborsata dalla Regione, è quello dal giugno 2017 ad agosto 2018. Ed è chiaro che finché ci sarà il paracadute dei fondi post sisma, ovvero fino alla fine dello stato di emergenza, si riuscirà a tamponare la situazione. Ma i problemi maggiori arriveranno successivamente, una volta usciti da questa fase considerata ancora emergenziale (con attuale scadenza al 31 dicembre 2019) o, comunque, dalla fine del prossimo mese di aprile qualora dovesse uscire l’ipotizzata ordinanza che potrebbe prevedere l’abbandono delle strutture ricettive da parte delle famiglie sfollate. In questo senso, altre persone non più in grado di sistemarsi autonomamente potrebbero ricorrere all’aiuto dell’Arengo. Ma una volta esaurito il fondo specifico per il dopo-terremoto, l’ente comunale potrebbe trovarsi in difficoltà proprio perché a quel punto dalla Regione non arriverebbero più i rimborsi.
Con lo sblocco dei rimborsi regionali, per una somma pari a 120.552,54 euro, ora l’Arengo provvederà alla liquidazione delle rette inerenti la quota sociale o alberghiera alle varie strutture socio assistenziali nelle quali l’ente ha inserito persone fragili o non autosufficienti sfollate in seguito agli eventi sismici del 2016, rimborsando direttamente gli utenti che, invece, in qualche modo, avevano già provveduto ad anticipare i pagamenti per tutto il periodo da giugno 2017 ad agosto 2018. Quindi per tutte quelle persone che, per motivi di non autosufficienza o perché socialmente fragili, senza alcun aiuto, sono state indirizzate in apposite strutture dopo essere rimaste senza un tetto. Il tutto sulla base di un’ordinanza della Protezione civile che prevede proprio l’intervento dei Comuni per l’assistenza alla popolazione colpita dal sisma che deve essere accolta in strutture socio-sanitarie.
Per la precisione, i rimborsi sono riconosciuti ai cittadini sfollata da un’abitazione che, a seguito di certificazione da parte dell’Amministrazione comunale sulla base della valutazione del servizio sanitario competente o dei servizi sociali comunali relativa alla necessità e inderogabilità di un trasferimento in una struttura socio sanitaria o socio-assistenziale al fine di assicurare gli interventi di tutela adeguati alle condizioni dei singoli individui. Inoltre ci sono i rimborsi per i cittadini che prima degli eventi sismici erano già ospitati in una struttura socio sanitaria se trasferiti in altra struttura socio sanitaria a causa della inagibilità della precedente.