Appuntamento con ‘Motus’, uno dei gruppi più amati e seguiti a livello internazionale, stasera, alle 21, al teatro Filarmonici. La compagnia teatrale fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò porterà in scena, nell’ambito della stagione promossa dal Comune e dall’Amat, ‘Panorama’, uno spettacolo caloroso, coinvolgente e visionario che vede coinvolto anche il gruppo di performer del mitico teatro dell’East Village newyorkese, Great Jones Repertory Company. In lingua inglese, con sovratitoli in italiano e con scene di nudo integrale, lo spettacolo scava nel cuore dell’urgenza politica in cui il nomadismo diventa una proprietà intrinseca dell’esistere e dell’essere artista, mettendo a dura prova ogni tentativo di fissare irrevocabilmente persone, nazionalità, etnie, professioni in categorie gerarchiche e immutabili.
Daniela Nicolò come è nato il progetto Motus? Cosa ha spinto lei e Enrico Casagrande a fondare una compagnia teatrale e quali le caratteristiche principali?
‘Enrico e io ci siamo incontrati all’università di Urbino partecipando alle attività del gruppo teatrale universitario Atarassia e di East (European associations of students of theatre). Attraverso seminari e workshop, abbiamo incontrato importanti realtà teatrali quali Osmego Dnia, Akademia Ruchu, teatro dell’Iraa e Stephan Shulberg e Maria Nora del Living theatre. Finita l’università, nel 1991, abbiamo fondato Motus. Tutta la nostra ricerca artistica è sempre stata rivolta al movimento, fisico e intellettuale: al superamento dei preconcetti, all’apertura all’inatteso, al misterioso, al non conosciuto, assumendone i rischi, ma godendo anche della meraviglia che scaturisce dalle scoperte impreviste. E questa tensione verso i mutamenti, questo essere sempre in movimento e mai fermi, è leggibile naturalmente anche nelle trasformazioni del nostro segno artistico, e in tutti i nostri progetti’.
Stasera al teatro Filarmonici porterete in scena ‘Panorama’. Quale il messaggio che volete trasmettere con questo spettacolo?
‘Panorama è una sorta di inno al nomadismo, un nomadismo artistico, al viaggiare per cercare uno spazio per sé. Uno degli attori dello spettacolo ha detto che partire non è stato scappare da qualcosa, ma andare verso qualcos’altro. Lo sradicamento è anche rinascita, la condizione migrante viene convertita in una proprietà intrinseca dell’esistere. Lo spostamento verso New York dei nostri attori è stato uno spostamento verso il nulla. È una scelta enorme lasciare la propria casa, provoca tanto dolore e sofferenza, ma è anche una grande possibilità di rifare tutto. In questo lavoro ricorre una domanda: quando ho ricominciato la mia vita un’altra volta, e un’altra volta e un’altra volta? La libertà di spostarsi solo per motivi economici o di guerra non è libertà vera. Si decide di andare via anche per il desiderio di conoscere altro, di sperimentarsi in un’altra realtà’.
Perché questo nome?
‘Abbiamo scelto questa parola greca formata da pan, tutto, e oraō, vedere, con l’idea di non avere limiti nella visione, vedere il più possibile, e perché non ha necessità di traduzione in molte lingue, in tantissime parti di mondo si dice allo stesso modo. Prima di MDLSX abbiamo fatto un viaggio lungo il muro di Tijuana, una barriera che comincia nel mare di San Diego e che separa il Messico dagli Stati Uniti, costruita nell’era Bush per contrastare l’immigrazione illegale. Viaggiando in auto siamo arrivati in Texas, seguendo tutte le città divise in due da quel confine di metallo in cui non mancano tunnel per lo spaccio della droga. Poi siamo stati in Palestina, da entrambi i lati del muro, tra Gerusalemme e Betlemme. L’esperienza vissuta di fronte a muri reali, fisici, ci ha portato a ragionare su quelli invisibili che ci portiamo dentro, sui limiti che abbiamo nel percepire noi stessi e gli altri. Ma ci ha fatto anche tanto riflettere sulla condizione di vita di chi appunto si trova a vivere con un muro davanti allo sguardo, ogni giorno, a quanta rabbia, tristezza, indignazione e furore questa occlusione dell’orizzonte può creare. A quanto sia importante per tutti gli abitanti del pianeta respirare davanti a un Panorama infinito’.
State lavorando a qualche nuovo progetto?
‘Oltre alla continua tournée sia di Panorama che di MDLSX, che sono stati e saranno in scena in varie città d’Italia, ma anche in Australia, Brasile, Spagna, Svizzera, Belgio, Germania, Austria, stiamo collaborando con la scuola ‘La Manufacture – Haute écoledesarts de la scène’ di Losanna, per cui dall’anno scorso seguiamo i 15 allievi attori con il workshop e poi spettacolo, concerto, karaoke e manifesto ‘Ripit up and start again’, che debutterà a Ginevra a maggio di quest’anno. Insieme agli studenti della scuola, esploreremo le differenze tra gli adolescenti degli anni ‘80, ovvero noi, e i giovani nati nei ‘90, ovvero loro, attraverso la storia del post-punk e della musica rivoluzionaria, con testi musicali e molti videoclip. Ma l’impegno più grande, che richiede anche una gran mole di lavoro e concentrazione, è il lavoro di preparazione all’edizione 2020 del festival di Santarcangelo, a cui stiamo già ferventemente lavorando. Ci è stato affidato l’incarico di dirigere l’edizione speciale che festeggerà i 50 anni dello storico festival teatrale e che coincide anche con i 100 anni della nascita di Fellini. Insomma, una combinazione strepitosa. Noi siamo entusiasti di questa grande opportunità, che abbiamo subito inteso come occasione per trasformare tutta Santarcangelo in un grande set a cielo aperto, anche perché a grandi linee vorremmo dedicare quest’edizione speciale proprio agli intrecci propizi fra cinema e teatro. Del resto e di fondo, è quello che pratichiamo in scena da anni. Il momento storico, l’anniversario e il peso specifico della cornice in cui andremo a lavorare ci hanno portato a desiderare di costruire un progetto dedicato al futuro, ovvero alle possibilità di immaginare mondi a venire. Il cinema è forse il linguaggio che più degli altri si sta interrogando sulla natura dell’immaginario contemporaneo, e che più riesce a inciderlo, a segnarlo. Quindi, oltre a dedicare il festival a questo propizio dialogo, forse intravediamo anche nel nostro futuro lavoro un film, è da tanto che lo diciamo, ma dopo il 2020 forse i tempi sono maturi’.
Info: 0736/298770.
La foto è di Theo Cote