“La sequenza sismica che ha interessato l’Appennino centrale, con numerose scosse di magnitudo maggiore di 5 tra il 24 agosto del 2016 e il 18 gennaio del 2017, non è ancora conclusa”. Queste le parole di Lucia Margheriti, primo ricercatore dell’Osservatorio nazionale terremoti dell’Ingv, riportate sul blog ufficiale dell’Istituto di geofisica e vulcanologia a tre anni dalle prime scosse telluriche nella zona dell’Italia centrale che hanno interessato anche il Piceno.
“L’area compresa tra Camerino e L’Aquila – aggiunge la ricercatrice nonché responsabile del gruppo di lavoro del Bollettino sismico italiano – è ancora oggi interessata da una sismicità persistente che presenta un rilascio di energia maggiore rispetto a quanto accadeva prima del 24 agosto 2016”. Poi sempre nel resoconto del blog di Ingv che fa il punto sul terremoto dopo tre anni, si riportano con precisione tutti i principali dati.
Riguardo il terremoto dell’Italia centrale, Ingv rileva che dopo le scosse del 24 agosto (di cui due forti di magnitudo 6.0 e 5.4 nella zona di Amatrice), si sono registrati 800 eventi sismici giornalieri. Quasi 1000 eventi giornalieri si sono registrati dopo il 30 ottobre dopo le scosse di magnitudo 5.4 e 5.9 del 26 ottobre nell’area di Visso e dopo quella del 30 ottobre di magnitudo 6.5, con epicentro a Norcia. Infine, circa 500 eventi sismici si sono registrati dopo le scosse del 18 gennaio 2017 (di cui quattro con magnitudo maggiore o uguale a 5.0. “In totale, l’Ingv – spiega nel blog Lucia Margheriti – ha localizzato nell’area della sequenza sismica più di 110.000 eventi, grazie al lavoro dei turnisti del Servizio di Sorveglianza Sismica e agli analisti del Bollettino Sismico Italiano che hanno analizzato tutte le forme d’onda disponibili comprese quelle registrate dalle stazioni sismiche temporanee installate dal Gruppo operativo di emergenza Sismiko. In totale, fino ad agosto 2019, gli eventi con magnitudo maggiore o uguale a 2.0 risultano 14.367; tra questi, 74 di magnitudo maggiore o uguale a 4.0”.
Il terremoto del 24 agosto 2016, come conferma il coordinatore del Gruppo operativo di emergenza Emergeo, Paolo Marco De Martini, sempre attraverso il sito “Ingv Terremoti”, ha causato delle evidenti deformazioni anche in superficie, che i geologi hanno mappato e studiato approfonditamente in questi anni. “Sin dall’inizio della sequenza sismica – spiega De Martini – si è attivato per studiare gli effetti cosismici geologici di superficie in un’area di circa 750 km quadrati. L’evento del 24 agosto ha prodotto numerose rotture cosismiche generalmente continue lungo il sistema di faglia del Monte Vettore. Diversamente, lungo il sistema di faglia dei Monti della Laga, nella parte più meridionale della faglia individuata dai dati sismologici, sono state osservate solo alcune rotture discontinue con piccole deformazioni”.