Rischiano una beffa molti ascolani con una casa che, agibile, ha comunque subito danni dal terremoto. Un rischio legato alla scadenza fissata per il prossimo 31 dicembre e relativa alla presentazione delle pratiche per quegli edifici che hanno subìto danni lievi a seguito del sisma. Una questione per la quale sarebbero già pervenute comunicazioni ufficiose e inviti a velocizzare al massimo la presentazione delle richieste per evitare di rimanere tagliati fuori dalla concessione dei contributi. Una situazione che, stando a quanto confermato dai presidenti provinciali dell’Ordine degli ingegneri e del Collegio dei geometri, rispettivamente Stefano Babini e Leo Crocetti, riguarderebbe circa 10.000 edifici ad Ascoli. Ed in caso di mancata proroga della scadenza – ipotesi possibile – rischierebbero di restare esclusi almeno il 70% di questi immobili, ovvero circa 7.000. Questo perché anche per la ricostruzione lieve, si è ancora molto indietro. Un campanello d’allarme ulteriore che suona, anche se la preoccupazione principale resta, senza ombra di dubbio, quella degli edifici inagibili – nel solo capoluogo piceno circa 1900 – e delle migliaia di persone che non sanno quando potranno rientrare nelle loro abitazioni.
La scadenza del prossimo 31 dicembre per la presentazione delle pratiche per danni lievi causati dal terremoto del 2016 e 2017, rappresenta un passaggio molto importante per le sorti di circa 10.000 edifici, ad Ascoli, secondo quanto conferma il presidente dell’Ordine provinciale degli ingegneri, Stefano Babini. Proprio per la complessità e lungaggine delle procedure, sono ancora pochi quelli che hanno già istruito le pratiche per ottenere contributi al fine di sistemare i propri immobili con danni lievi. Su questo fronte, dunque, i tempi stringono davvero perché a fronte di 10.000 richieste di schede aedes per danni lievi, la stragrande maggioranza delle pratiche deve ancora essere presentata. E, secondo quanto conferma il presidente del Collegio dei geometri, Leo Crocetti, nel caso di una mancata proroga potrebbero restare al palo almeno 7.000 pratiche, ovvero circa il 70% degli edifici che devono essere sistemati perché danneggiati, seppur in maniera lieve, dal terremoto. Uno scenario che rischia davvero di concretizzarsi considerando che l’ipotesi di uno stop definitivo alle richieste non pare affatto campato in aria. A tal proposito, già nello scorso mese di febbraio anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, aveva inviato una lettera ai cittadini che avevano richiesto schede di valutazione del danno e non avevano ancora presentato la domanda di accesso ai contributi per ricordare la scadenza dei termini e far presente il rischio di poter perdere definitivamente il diritto ai rimborsi.
Se si è arrivati ormai a ridosso della scadenza per le domande di ricostruzione per danni lievi, con il nuovo decreto governativo per il sisma è stato prolungato per più di un anno, ovvero fino al 31 dicembre 2020, lo stato di emergenza e, con esso, anche la presentazione delle pratiche per lo sblocco degli interventi sugli edifici più gravemente danneggiati, ovvero quelli dichiarati inagibili. Ma anche in questo ambito si tratta di accelerare. Basti pensare che, come già evidenziato, gli immobili inagibili solo ad Ascoli sono circa 1900 e e le pratiche presentate erano 410 al 16 ottobre scorso). Ne mancherebbero, dunque, circa 1500 e considerando che nell’ultimo periodo la media di pratiche presentate era di 2 al giorno, di questo passo servirebbero 750 giorni, ovvero oltre 2 anni solo per completare l’arrivo di tutte le domande all’Ufficio per la ricostruzione.