Terremoto e contributi revocati, altro ricorso contro l’ingiunzione di pagamento dell’Arengo

Parallelamente alle dichiarazioni di inagibilità e alle procedure per la ricostruzione, c’è un’altra faccia del post terremoto: si tratta di quella legata ai contributi di autonoma sistemazione e agli strascichi che ancora affiorano dopo i controlli dell’Amministrazione comunale su alcuni dei richiedenti. L’ultimo caso, che va ad aggiungersi a circa una decina che hanno seguito lo stesso percorso, è quello dell’ennesimo ricorso al Tribunale con al centro un’ingiunzione per il recupero dei soldi da parte dell’Arengo. Nello specifico, si tratta di un nuovo ricorso in opposizione ad un’ingiunzione di pagamento che l’ente ha inviato ad una persona per la restituzione dei soldi già incassati in precedenza come Cas (contributi di autonoma sistemazione) dopo la dichiarazione di inagibilità dell’abitazione. E l’Arengo si ritrova, quindi, ora a costituirsi in giudizio per opporsi alla richiesta di annullamento dell’ingiunzione da parte di uno dei familiari (a seguito, purtroppo, anche della morte della persona titolare del Cas). Il braccio di ferro, dunque, è  relativo, come negli altri precedenti casi, alla decisione di revocare il contributo da parte del Comune perché, nel caso specifico, secondo la posizione comunale, la persona in questione avrebbe continuato ad abitare nell’abitazione anche dopo l’ordinanza di sgombero.

 

Il Tribunale di Ascoli si sta già occupando di circa una decina di casi relativi proprio a ricorsi presentati già nell’ultimo anno da altre persone che hanno ritenuto di opporsi alla revoca dei contributi di autonoma sistemazione disposta dall’Arengo. Con l’ente comunale che si è opposto ai ricorsi per difendere i propri provvedimenti. Nello specifico, altri di questi  ricorsi  intendono contrastare le motivazioni che hanno portato l’Amministrazione comunale a revocare i Cas, ovvero addebitando in alcuni casi, ai ricorrenti, il fatto di aver abitato ancora, continuativamente, all’interno delle abitazioni dichiarate inagibili anche dopo le relative ordinanze.

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