Fra i più importanti intellettuali italiani del Novecento, Giovanni Testori (1923-1993) dedica nel 1967 un’ampia opera teatrale a la Monaca di Monza: figura storica di grande complessità prima ancora che personaggio dei Promessi sposi. Valter Malosti propone ora il dramma di Testori nello spettacolo La monaca di Monza in scena al Teatro dei Filarmonici di Ascoli il 13 febbraio, su iniziativa del Comune con l’Amat.
Malosti concentra ora il dramma di Testori su un triangolo: la protagonista Marianna De Leyva (Federica Fracassi), una vita circondata di violenza fin dal suo stesso concepimento; l’amante Gian Paolo Osio (Davide Paganini), vero e proprio eroe nero e sanguinario che finisce i suoi giorni barbaramente trucidato; la conversa (Giulia Mazzarino) assassinata dai due per metterla a tacere.
Valter Malosti dirige Federica Fracassi, interprete sensibile alle nuove drammaturgie, votata alle scritture più visionarie, feroci, poetiche degli ultimi anni e già intensa interprete dell’universo femminile testoriano nei panni di Erodiàs, Cleopatràs e Mater Strangosciàs (i tre lai del 1992). Entrambi pluripremiati dalla critica italiana, Malosti e Fracassi tornano a lavorare insieme dopo Corsia degli incurabili di Patrizia Valduga (Festival delle Colline Torinesi 2010, interpretazione che frutta a Fracassi la nomination al Premio Ubu come miglior attrice protagonista). Una performance violentemente poetica, amplificata dalle voci e dai corpi di Davide Paganini e Giulia Mazzarino che affiancano Fracassi in scena. Fondamentale il contributo delle scene e luci di Nicolas Bovey e dei costumi firmati dal Premio Ubu Gianluca Sbicca e del progetto sonoro ideato e curato dallo stesso Malosti. La monaca di Monza è il capitolo più recente del lungo e appassionato lavoro che Malosti ha condotto attorno a Testori: un percorso che nasce da un grande amore per lo scrittore lombardo e che accompagna il regista da anni.
Così Malosti racconta la sua lettura della Monaca testoriana: «In Testori Marianna De Leyva è una sorta di revenant che strappa se stessa, fantoccio di carta, dalla Storia scritta. La parola si fa carne, rimette insieme le sue “ossa maledette” per dar vita a una blasfema eppur umanissima resurrezione. La tragica vicenda della protagonista prende forma con un andamento temporale distopico, e come in soggettiva cinematografica, addirittura fin da dentro il ventre materno, dal concepimento, dall’atto brutale del padre padrone, passando per gli opifici e le fabbriche e le macchine e le benne della Monza e della Milano degli anni Sessanta, fino a rivivere il disperato amore, che è il cuore pulsante del testo, per Gian Paolo Osio vero e proprio eroe nero, sconcio e sanguinario che finirà i suoi giorni barbaramente trucidato. L’operazione drammaturgica (l’adattamento è per tre sole voci), e di regia, è volta alla radicale scarnificazione del testo, lasciando da parte quel sentore vagamente “pirandelliano” che si annusa nel testo completo, lasciando che l’andamento da feroce confessione, sviluppata in un dialogo apparente con l’inquisitore, si trasformi in quello che il nucleo del testo in realtà è, e cioè un atto violentemente ed eminentemente poetico, già lì a esprimere una condizione “germinale” del teatro come prova “religiosa”, “immobile”, “lacerante e senz’esiti”, come ha scritto Barbara Zandrino, una interrogazione spinta fino alla blasfema chiamata in giudizio di Dio, con furioso slancio eretico, per aver voluto così la creazione». Le scene e le luci dello spettacolo – prodotto da TPE – Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Bresciano, Teatro Franco Parenti, Teatro di Dioniso con il sostegno di Associazione Giovanni Testori – sono di Nicolas Bovey, i costumi di Gianluca Sbicca, la cura del movimento di Marco Angelilli, il progetto sonoro di Valter Malosti, il suono e la programmazione luci di Fabio Cinicola. Info: 0736 298770, Amat 071 2072439. Inizio spettacoli ore 21.