“Certo, è vero costretti dentro le casette non è semplice, facile, specie per chi ha figli, però noi a vivere isolati siamo abituati da agosto 2016, da quando il terremoto ha distrutto tutto, comprese le nostre vite”. E’ il pensiero dei residenti delle casette di Borgo 1 e Borgo 2 di Arquata del Tronto. “Stare sempre dentro le casette non è facile – ci racconta al telefono Giuseppe, – qui c’è gente che era abituata a stare sempre fuori casa. Siamo gente di montagna si stava in giro nel bosco o in campagna, ora rinchiusi in 50 – 60 mq onestamente è dura”. Ma se gli adulti riescono a sopportare la permanenza domiciliare forzata per i bambini è diverso, è duro, faticoso, l’obbligo di restare a a casa. “Per i bambini è molto difficile, – ci racconta la signora Giovanna, – anche perchè dentro le casette lo spazio è poco. Non ci sono spazi per giocare e quindi televisione, tablet e play station ma i bambini soffrono e spesso o sono nervosi o sono tristi e piangono. Fuori ci sono belle giornate e devono stare chiusi in casa”. L’unico luogo di ritrovo il bar a Trisungo chiuso e quindi ci si arrangia sperando che tutto finisca al più presto perchè se soffrono persone che vivono in grandi appartamenti non voliamo immaginare com’è la vita dentro una casetta. La situazione è similare nelle SAE di Pescara del Tronto, Pretare, Spelonga, Faete e Montegallo.