ospedale pulizia 2In questi giorni di emergenza sanitaria, tempi di eccezionali preoccupazioni e paure, molti lavoratori vengono definiti “eroi” per lo straordinario impegno che viene loro richiesto e fra di essi molto spesso non vengono citati le lavoratrici ed i lavoratori degli appalti delle pulizie delle strutture sanitarie. Un settore che oggi ancor più di ieri dimostra quanto sia essenziale e strutturale per il buon andamento del servizio pubblico, ma che il Pubblico relega al mondo degli appalti. Part-time involontario, retribuzioni di 7 euro lordi l’ora, ultimo rinnovo del CCNL nel 2011 e ultimo incremento di retribuzione nel 2013, condannati al girone dantesco dei “dannati degli appalti”, queste le condizioni in cui si trovano le lavoratrici ed i lavoratori del settore che oggi sono chiamati a rispondere ad un servizio assolutamente necessario al contenimento della diffusione della pandemia. In questo periodo i turni di lavoro sono maggiormente faticosi ed impegnativi, sia in termini fisici che psicologici. Lavorano con la costante preoccupazione di essere esposti al virus ed una volta rientrati a casa con la preoccupazione di infettare i propri figli e le proprie famiglie. Nonostante ciò fra le lavoratrici è forte il senso di responsabilità ed attaccamento, pari a quello del personale sanitario ma loro condizione di lavoratori esternalizzati non gli garantisce parità di trattamento con i lavoratori diretti, sia in termini di tutele che in termini contrattuali. La richiesta come Filcams, Fisascat e Uiltucs è che gli Ospedali e le aziende siano messe in condizione di dotare tutte le lavoratrici ed i lavoratori dei DPI previsti e che adottino tutte le iniziative necessarie a garantire la loro sicurezza attraverso trattamenti omogenei tra dipendenti diretti ed indiretti. Se da una parte chiediamo alla Regione Marche una sempre più ampia diffusione del protocollo degli appalti siglato a gennaio 2019 con Cgil, Cisl e Uil, dall’altra auspichiamo  che  con  il Governo possano  aprirsi  spazi  di  confronto  per  un  processo  di  internalizzazione,  come accaduto di recente con gli addetti al servizio di pulizia delle scuole ma che possa, in questo caso, assicurare e garantire i medesimi livelli occupazionali. Lavoratrici e lavoratori che non chiedono un posto nel Pantheon degli eroi ma che rivendicano rispetto, dignità e sicurezza nei luoghi di lavoro.

 

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