L’indagine di polizia economico-finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno è partita all’esito di una verifica fiscale, tesa a verificare la corretta osservanza delle prescrizioni di carattere tributario nei confronti di un commercialista, all’epoca dei fatti titolare, a San Benedetto del Tronto, di uno Studio professionale, oggi chiuso. Adempimenti, nel loro complesso, non del tutto rispettati, come confermato, infatti, dalle violazioni constatate dai militari della Compagnia di San Benedetto del Tronto, che tra l’altro hanno rilevato l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi per un’annualità d’imposta. Ma è stato l’ambito penale a conferire all’attività particolare spessore, essendosi rilevata la mancata detenzione, presso lo Studio, di parte delle scritture contabili obbligatorie, circostanza per la quale il professionista è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per lo specifico reato di “Occultamento o distruzione di documenti contabili” contemplato dall’art. 10 del Decreto Legislativo n. 74/2000. Per effetto di questo quadro ispettivo, la verifica fiscale è stata caratterizzata dal ricorso alle indagini finanziarie, i cui sviluppi, hanno consentito di individuare la sottrazione, al pagamento delle imposte, di oltre 430.000 euro, ai quali le Fiamme Gialle hanno riconosciuto la correlazione di 24.500 euro di violazioni all’I.V.A..
Un’entità alquanto ingente, quella evasa, che ha portato le Fiamme Gialle ad avviare in un primo momento anche le interlocuzioni del caso con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ascoli Piceno, rilevando l’esistenza di una serie di procedimenti che, già dal 2015, avevano comportato in capo al professionista la sospensione dall’esercizio professionale per 3 mesi e la contestuale attivazione di una vigilanza di circostanza, interrottasi nell’ottobre del 2018 a seguito della cancellazione dall’Albo, richiesta dallo stesso indagato. L’attenzione investigativa è stata, quindi, rivolta verso l’origine del denaro fino a quel momento “sconosciuto” al Fisco. A tal proposito, non è sfuggita una denuncia presentata proprio nei confronti dello stesso professionista dalla direzione dell’I.N.P.S. di Ascoli Piceno in ordine a numerose erogazioni di voucher per prestazioni di lavoro occasionale, che non avevano trovato poi corrispondenza nella contabilità ufficiale dell’Ente pubblico. Le indagini di polizia giudiziaria del contesto, delegate dalla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, hanno consentito di rilevare che i predetti voucher erano stati consegnati dall’Istituto di previdenza al commercialista, a fronte della presentazione, da parte di quest’ultimo, di distinte bancarie attestanti l’avvenuto preliminare pagamento, nel loro intero valore. Ricevute, quelle presentate all’I.N.P.S., apparentemente ineccepibili, compilate in ogni loro voce e riportanti la precisa corrispondenza del valore di ogni singolo voucher richiesto nel tempo; circostanze poi però smentite dalle contabili degli istituti di credito.
È stato di 349.000 euro il profitto della truffa perpetrata dal commercialista, quantificato sulla scorta di tutti i bollettini falsificati presentati “all’incasso”, con i quali era riuscito ad ottenere i corrispondenti voucher contando sulla complicità di due dipendenti “infedeli” dello stesso Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
Per i tre è scattata la denuncia all’Autorità Giudiziaria per i reati di “Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative” e “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” ai danni dell’INPS, di cui agli articoli 477 e 640-bis del Codice penale.
Con il conseguente esercizio dell’azione penale, il Pubblico Ministero inquirente ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei tre indagati.
In applicazione della normativa sulla “tassazione dei proventi illeciti”, lo stesso importo è stato assunto anche a base dell’assoggettamento impositivo di circostanza, segnalato all’Agenzia delle Entrate.
La costante attenzione che la Guardia di Finanza ripone nel contrasto agli illeciti nel settore della spesa pubblica e delle uscite del bilancio dello Stato in maniera trasversale, è sempre più orientata nel recupero delle risorse finanziarie distratte dai responsabili degli stessi illeciti, a concreta testimonianza dell’efficacia di un’azione ispettiva volta ad impedire il perfezionamento delle attività delittuose.