autotrasporto“Quello che per le imprese in sede fissa è il chiudere in orario anticipato e ciò che ne consegue, per l’autotrasporto merci conto terzi è il viaggiare tra il semivuoto ed il vuoto, non completare i viaggi ed i carichi tra andata e ritorno”: non è uno sfogo ma il grido di allarme di Barbara Pietrolungo portavoce del settore autotrasporto merci della Cna Fita territoriale di Ascoli Piceno.

Prosegue la Pietrolungo: “Con un Pil che si riduce su scala nazionale e locale, “gira” molto meno economia dal tempo del primo lockdown ed ora i nuovi provvedimenti aggravano definitivamente i problemi anche di chi le merci le porta o meglio le portava per mestiere. Ormai i camion vengono fermati ed il personale resta a piedi e le imprese chiudono inevitabilmente i battenti se non si fa qualcosa per tenere almeno acceso al minimo il “motore” delle loro imprese”.

Seppure il settore sia stato ritenuto, sin dalla prima ora, strategico per tenere aperti i pochi canali di economia che potevano funzionare, non si è andati oltre le pacche sulle spalle ed il riconoscimento di una responsabilità sociale che le imprese hanno dimostrato, lavorando in perdita. “Questo non è più possibile!  – dice con fermezza Barbara Pietrolungo -. Molti colleghi sono allo stremo, non mancano le motivazioni, mancano il lavoro e gli incassi. L’economia reale è ferma ed ora il nuovo stop, più o meno parziale, ridurrà ancora di più quanto era ridotto già al lumicino, per non parlare di pedaggi, di costi del gasolio, di cantieri stradali”.

“Non parliamo solo noi di danni, perché tutta l’economia è coinvolta, ma per gli autotrasportatori si tratta anche di beffa, sostiene Roberto Grazioli, sambenedettese presidente regionale della Cna Fita Marche. Ci è chiesto di lavorare, si prevedono deroghe alle limitazioni di circolazione, ma quello che non gira è il rapporto commerciale, non si incassa ed oramai resta poco da trasportare per tante piccole imprese che pure danno lavoro agli stessi imprenditori, ai dipendenti e famiglie”. Surreale è quanto sta accadendo: “dal 1 ottobre è stato tolto il rimborso delle accise sugli autocarri Euro3 e dal 1 gennaio l’eliminazione del rimborso riguarderà anche gli Euro4, per spingere le imprese a rinnovare il parco veicolare circolante: ma è questo il tempo per simili scelte? Chi vede girare così tanti soldi da investire almeno 100.000 euro per un nuovo mezzo? Alla Fita Cna nazionale abbiamo chiesto di fare il possibile per convincere il Governo ad un passo indietro su questo fronte. Almeno per adesso. Un rinvio almeno di 12-18 mesi. Chi non vorrebbe un camion nuovo? Se riparte l’economia, ripartiranno anche la fiducia e la voglia di investire sul futuro. Ma oggi, proprio oggi, chi lo farebbe? Le ditte hanno bisogno di sostegni finanziari e tutele. Formare un professionista alla guida di un mezzo pesante richiede anni e più di qualche investimento: non vogliamo disperdere anni di sacrifici ma superare insieme questo momento difficile” conclude Grazioli.

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Vice direttore della Gazzetta di Ascoli - Giornalista

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