Ufficialmente “Coltivatore diretto” durante la settimana, si era inventato ristoratore di prodotti “Km. Zero” nei weekend, organizzando cene ed eventi all’interno della propria abitazione, adibita, per le occasioni, ad un vero e proprio locale ristorativo. Era questa l’attività svolta da un agricoltore dell’entroterra sambenedettese che, ogni fine settimana, proponeva piatti e pietanze “certificati”, per lo più provenienti dalle proprie coltivazioni. Una “certificazione”, tuttavia, non rinvenuta in alcuno degli Uffici pubblici ai quali compete il rilascio delle autorizzazioni e delle licenze per la somministrazione di cibi e bevande, così come anche del tutto sconosciuta è risultata l’attività di ristorazione agli Uffici Finanziari, sui quali incombono gli oneri di controllo, scoperta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno. Un escamotage, quello adottato dal coltivatore-ristoratore, pregiudizievole verso gli altri operatori del settore che hanno deciso di rispettare le leggi, minandoli da una concorrenza sleale, capace di imporsi non solo per l’offerta di un servizio a prezzi concorrenziali, ma rivelatosi oltremodo pericoloso nel particolare periodo di emergenza sanitaria, essendo infatti sfuggito anche ai controlli sulla conforme osservanza delle prescrizioni dei diversi provvedimenti delle Autorità governative. La circostanza è emersa dai consueti servizi di controllo economico del territorio, nel particolare periodo incisivamente intensificati per soddisfare le ulteriori prerogative di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, affiancati dalle canoniche attività di intelligence che, nel caso in rassegna, sono state sostanzialmente sostenute ed avvalorate anche dalle numerose pubblicizzazioni delle cene e degli eventi attuate tramite più social network.

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