L’obiettivo del sindaco Fioravanti su corso Trieste è chiaro: valorizzare la storia che riaffiora con il ritrovamento nel sottosuolo di reperti molto importanti e, al tempo stesso, restituire un’immagine e una percorribilità adeguate per la principale arteria del centro storico ascolano. E’ su questa linea che il primo cittadino, in stretta sinergia con la Soprintendenza archeologica delle Marche, intende muoversi. L’obiettivo, dopo l’importante ritrovamento storico nella zona di piazza Simonetti, nel corso degli scavi propedeutici agli interventi da realizzare nel sottosuolo prima di riqualificarla pavimentazione, è chiaramente quello di provare a camminare su un doppio binario, trovando adeguate soluzioni: da una parte si intende proseguire con il cantiere di riqualificazione di corso Trieste – che il sindaco stesso sta seguendo direttamente insieme all’assessore ai lavori pubblici Cardinelli – per arrivare a completare un intervento atteso da ben 34 anni e dall’altra si ragiona su come valorizzare quest’area archeologica a due passi da piazza del Popolo trovando i necessari finanziamenti. L’Arengo, quindi, intende mantenere l’impegno dell’opera avviata, ma non intende trascurare la possibile valorizzazione di un’area archeologica di grande rilievo, anche in ottica turistica.
Il sindaco Fioravanti, dopo la comunicazione della Soprintendenza riguardo questo importante ritrovamento archeologico nel corso degli scavi su corso Trieste, non ha dubbi. «I lavori su corso Trieste che sono indispensabili devono andare avanti, chiaramente, – spiega il primo cittadino – cercando di trovare una soluzione per rispettare il cronoprogramma, ma è chiaro che il ritrovamento di questi reperti archeologici molto importanti ci danno un’opportunità per valorizzare Ascoli anche attraverso il suo patrimonio nel sottosuolo». «Questa domus romana che è stata rinvenuta nel cuore del centro storico e che a livello archeologico ha una valenza mondiale, – aggiunge Fioravanti – non può che spingerci a ragionare su una possibile valorizzazione del sito da un punto di vista museale e di attrazione anche turistica, ma è chiaro che in questo senso abbiamo bisogno di un aiuto, dal punto di vista economico, dello Stato».
I confronti tra l’Arengo e la Soprintendenza, dunque, proseguiranno proprio per capire come conciliare al meglio le varie esigenze, ovvero riqualificare il corso e al tempo stesso rendere visibile, magari con adeguate protezioni, parte dei reperti archeologici ritrovati. In tal senso, anche la Soprintendenza archeologica delle Marche, ieri ha scritto sulla propria pagina facebook rispetto al ritrovamento ad Ascoli che «le indagini in corso, stanno quindi consentendo di ottimizzare la progettualità degli enti, che nel presente si occupano di rendere moderna e fruibile la città e le sue infrastrutture e stanno inoltre divenendo importante occasione per arricchire la nostra conoscenza sulle fasi antiche di Ascoli che da millenni continua a vivere su sé stessa». Si tratterà ora di capire come tradurre in pratica le volontà di conciliare le esigenze e anche di individuare i possibili finanziamenti per la valorizzazione dell’area archeologica.