Delio Rossi 212Alla vigilia di Ascoli-Cosenza  l’allenatore bianconero Delio Rossi ha analizzato il momento della squadra bianconera prima di proiettarsi alla sfida di domani sera.

Mister, in occasione della sua presentazione aveva detto che era necessario “fare presto e bene”, nonostante si giocasse ogni tre giorni. Qual è il suo mini bilancio, non tanto a livello di risultati, ma a livello di gioco e di risposte che i ragazzi le hanno dato?

“Ho detto questo e ne sono consapevole; purtroppo stiamo giocando ogni tre giorni, da quando sono arrivato ho impiegato il tempo a conoscere i giocatori. Calcisticamente sapevo già chi fossero, ma conoscerli veramente significa lavorarci assieme e vederli in partita perché il campo è un giudice che non mente. Mini bilancio? Ho dovuto scegliere un sistema di gioco in base ai giocatori che ho visto e devo dire che siamo ancora in una situazione di allestimento e non in una fase definitiva. I ragazzi ce la stanno mettendo tutta, mi dispiace che qualche risultato non abbia rispecchiato quello che avremmo meritato. Vorrei che non perdessimo la fiducia, noi dobbiamo guardare non alla singola gara, vinta, persa o pareggiata, ma all’obiettivo finale, cioè tirare fuori l’Ascoli da questa situazione. Non è facile fare mini bilanci perché, come ho detto il giorno della presentazione, posso incidere solo col lavoro. E il lavoro c’è stato, ma non è stato tantissimo e non poteva essere diversamente perché si gioca ogni tre giorni, quindi la settimana è scansionata da scarico, rifinitura e partita. Questo significa che paradossalmente il metro di valutazione me lo danno le partite e non gli allenamenti, come accade in una settimana normale. Bisogna fare di necessità virtù”.

Con la Cremonese si è visto un Ascoli col piglio giusto e molto reattivo. Può essere considerata quella la partita della svolta e della ripartenza?

“Per me la partita della svolta è sempre quella successiva, quella di Cremona ormai è passata, dobbiamo valutare quanto fatto di buono e lavorare cercando di migliorarci sui tanti errori che abbiamo commesso. Stiamo lavorando, la squadra mi sembra leggermente migliorata, ma bisogna ancora aspettare, è troppo presto”.

L’attacco dell’Ascoli fino a qualche giornata fa era stato poco prolifico, poi nelle ultime due partite Bajic è andato a segno ben quattro volte. E’ lui l’attaccante che l’Ascoli stava “cercando”?

“Bajic si sta mettendo al servizio della squadra, non lo conoscevo e mi piace il suo modo di giocare, si mette a disposizione dei compagni. Molti pensano che un attaccante che lavora per la squadra non faccia gol e, soprattutto nelle categorie inferiori, pensano che stare là davanti possa portare più benefici, anzi che ti faccia arrivare più fresco. Secondo me rischi di non pigliarla mai e Bajic sta dimostrando d’essere importante per l’Ascoli in questo momento, al di là dei 4 gol. Mi auguro che già da domani continui a segnare e che faccia gol anche qualcun altro altrimenti c’è qualcosa che non funziona”.

Domani avrà qualche defezione, su tutte Kragl, ancora alle prese coi problemi alla schiena:

“Purtroppo su certi ruoli siamo un po’ corti e giocando ogni tre giorni c’è il rischio di infortuni. Kragl da quando sono arrivato non sta bene e dobbiamo risolvere la situazione in modo che io possa valutarlo nella sua interezza. Non puoi valutare un giocatore che non sta bene, non è giusto nè corretto per il calciatore e per la squadra”.

Sta pensando al turn over in vista delle tante gare ravvicinate?

“Non avendo molto tempo sono reattivo a tutti i segnali che ricevo dall’allenamento, mi riferisco anche a chi sta giocando meno. Il turn over dipende da quanto questi ultimi si faranno trovare pronti e da quanto gli altri riusciranno a reggere il ritmo di una partita ogni tre giorni, cosa non facile, soprattutto per chi non è abituato”.

Occhiuzzi ha chiesto ai suoi lucidità e rabbia dopo la sfida persa in casa con la Reggiana. Lei cosa ha chiesto ai suoi?

“Premetto che non commenterò mai quello che dicono i miei colleghi, a meno che non sia riferito alla mia persona e l’abbia sentito personalmente. Coi miei ragazzi parlo ogni giorno, spiegherò in ritiro come dobbiamo giocare, anche se al di là delle parole contano i fatti, le persone sono giudicate dai fatti non per quello che dicono; anche perché io magari posso parlare benissimo, ma la mia squadra fa ridere e quindi rimane aria fritta. Sul discorso motivazionale, sì è importante, ma lo sono più la sicurezza del gioco, la fiducia nei compagni, l’autostima, perché se uno non ha potenzialmente  in sé questi aspetti puoi fare tutti i discorsi motivazionali che vuoi…”

Domani sarà ricordato Rozzi a 26 anni dalla scomparsa e l’Ascoli lo omaggerà scendendo in campo coi calzettoni rossi. Che ricordo ha del “Presidentissimo”?

“Il ricordo di un personaggio – perché non stiamo parlando di una persona, ma di un personaggio –  che ha fatto la storia. Bisogna avere rispetto per chi ha fatto la storia e lui l’ha fatta nella sua città. Non è facile mettere la faccia nella propria città quando poi vai a comprare il pane, vai dal tabaccaio, perché quando vinci va tutto bene, ma quando perdi… E per tanti anni Rozzi ha fatto conoscere l’Ascoli in tutta Italia e anche in giro per l’Europa. Io mi ritengo un giovane anziano e un anziano giovane quindi per me il calcio è ancora quello delle due del pomeriggio, non quello delle pay TV, quello spezzettato o quello delle gare a mezzogiorno. Per me il calcio – forse sarò un romantico – era quello che in tutte le categorie si giocava alle due e mezzo, sono rimasto a quel tipo di calcio lì e persone come Rozzi me lo ricordano. Che poi le persone come Rozzi sono quelle che rimangono nella storia, perché quelli che non hanno quella statura lì non rimangono nella storia”.

 

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