L’Area Vasta 5 ha già iniziato la campagna vaccinale anche per le persone fragili e con disabilità. Una iniziativa lodevole e meritevole, degna di una nazione civile. Ma a quanto segnalatoci dal familiare di una persona con disabilità, emerge la decisione di alcuni medici di vaccinare con Astrazeneca anche persone fragili e di età inferiore ai 60 anni, quindi senza tener conto delle raccomandazioni o consigli che dir si voglia arrivati dai responsabili nazionali del sistema sanitario e dall’Ema.
Ma torniamo al caso segnalatoci. Nella dichiarazione cartacea da consegnare ai sanitari, oltre alle varie autorizzazioni per la privacy, ci sono i moduli dell’anamnesi del fruitore, con un foglio che prevede di poter indicare quale vaccino farsi somministrare. Basta apporre una croce su Astrazeneca, Moderna o Pfizer. Chi ha fatto già il vaccino lo ha compilato e sa di cosa stiamo parlando. Il paziente disabile in questione, under 50, aveva barrato la casella corrispondente al vaccino Pfizer, ma i medici hanno deciso di vaccinarlo con Astrazeneca. Dopo una ventina di minuti di discussione tra il familiare e i medici, gli stessi hanno detto che secondo il protocollo per la malattia che aveva il paziente si consigliava Astrazeneca. Il familiare voleva rifiutare chiedendo spiegazioni, al che gli è stato risposto: “Lei oggi può rifiutare, ma noi non possiamo dire quando potrà fare l’altro vaccino”. Ma, aldilà della patologia del paziente, per il quale si era fatto riferimento al protocollo, resta il fatto che si è disposto di utilizzare il vaccino Astrazeneca pur trattandosi di una persona con meno di 60 anni (addirittura di meno di 50)… “Ma le indicazioni che arrivano dall’alto – si chiede il familiare della persona vaccinata – valgono sempre oppure no? E’ vero che la responsabilità della scelta dei vaccini da utilizzare è comunque dei medici, ma come mai in questo caso non si seguono comunque le raccomandazioni inserite nella circolare del Ministero della salute in cui si legge che “ribadendo che il vaccino Vaxzevria (Astrazeneca – ndr) è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni”?. Tutto sta, dunque, alla preferenza di ciascun medico…”.
E quindi, concludiamo noi, a cosa servono le raccomandazioni ministeriali, che derivano anche da parere dell’Ema e dell’Aifa, se poi non se ne tiene conto?