Zona franca urbana per il sisma sì, ma con la beffa… Un’autentica beffa per chi ha già investito su più attività nel Piceno senza beneficiare, finora, di alcuna agevolazione. La situazione paradossale, infatti, riguarda proprio il modulo di richiesta dei possibili benefici, di fronte al quale qualche impresa presente sul territorio con qualche altra attività, oltre a quella ulteriormente aperta nel 2020, si è trovata del tutto disorientata. Il modello in questione, incredibilmente, prevede lo sblocco delle agevolazioni per chi abbia investito nelle zone del sisma, ad esempio ad Ascoli, pur avendo già altre sedi in qualsiasi altra zona in Italia, ma non riconosce il sostegno a imprese che, oltre all’attività aperta nel 2020 per cui si chiedono gli aiuti, abbiano aperto anche altre attività in città (senza aver ricevuto nessun beneficio) o in comuni terremotati. Oltre al danno, dunque, la beffa di vedere penalizzate proprio le imprese del territorio che hanno continuato ad investire. Proprio per poter consentire l’accesso alle agevolazioni previste dalla Zona franca urbana per le aree del sisma, è uscita una circolare lo scorso 29 marzo con la quale vengono illustrate tutte le modalità operative per presentare le istanze di accesso alle agevolazioni in favore delle imprese e dei titolari di reddito di lavoro autonomo localizzati proprio nelle aree colpite dal sisma del 2016 e del 2017. La circolare, più nello specifico, disciplina l’apertura del nuovo bando per il 2021 finalizzato alla concessione delle agevolazioni in favore delle iniziative economiche già avviate nella zona franca urbana alla data del 31 dicembre 2019 e già beneficiarie, nell’ambito dei precedenti bandi emanati dal Ministero, e delle nuove iniziative economiche avviate nella zona franca urbana in data successiva al 31 dicembre 2019 e fino al 31 dicembre 2020. Nessun riferimento, nella circolare stessa, all’impossibilità di accedere alle agevolazioni per chi abbia già aperto altre attività nelle zone del sisma.
Ma i titolari o rappresentanti di imprese già operanti sul territorio ascolano che abbiano ulteriormente aperto nuove attività nel 2020 sono rimasti increduli quando si sono ritrovati di fronte il modulo ufficiale per la presentazione della domanda. In particolare leggento l punto D, in cui si chiede all’impresa richiedente di dichiarare di “non aver avviato alcuna altra attività economica in sede diversa da quella di cui al punto B (ovvero quella aperta nel 2020 – ndr), ricadenti nella zona franca urbana”. Quindi, paradossalmente, un’impresa ascolana che ha già aperto altra attività e continua ad investire nell’area del sisma non avrebbe diritto alle agevolazioni. E, tra l’altro, anche una importantissima azienda italiana (di ovunque essa sia) che avesse deciso di aprire più di una attività nella zona franca urbana contribuendo alla ripresa dell’economia del territorio, perderebbe ogni possibile agevolazione. Uno strano modo per incentivare gli investimenti nelle aree del sisma: chi investe in più attività, perde tutte le agevolazioni…