TribunaleOkSono finiti nei guai due soci  di un’azienda agricola della vallata del Tronto che sono stati accusati di aver esercitato il caporalato nei confronti di alcuni lavoratori. Uno dei due aveva chiesto ed ottenuto di poter svolgere il processo con rito abbreviato e nelle scorse settimane era stato condannato a 8 mesi di carcere e al pagamento di una sanzione pecuniaria di 1300 euro. Sentenza che, l’imprenditore, tramite il proprio difensore di fiducia, l’avvocato Alessandro Angelozzi, ha impugnato davanti ai giudici della corte d’appello di Ancona. La stessa pena è stata poi inflitta dal giudice del tribunale di Ascoli all’altro socio dell’azienda che, invece, aveva chiesto ed ottenuto il patteggiamento. Pesanti le accuse mosse dalla Procura di Ascoli nei confronti degli imprenditori. Secondo quanto sostenuto dalla magistratura inquirente, infatti, i due soci, tra il 2016 e il 2019, avrebbero assunto e utilizzato manodopora sottoponendo i dipendenti a condizioni di sfruttamento e anche il trattamento retributivo non rispettava quanto previsto dal contratto di lavoro collettivo nazionale del settore e comunque sproporzionate rispetto alla quantità di lavoro svolto dai dipendenti. Una situazione che sarebbe stato aggravato dal fatto che gli imprenditori si sarebbero approfittati della situazione di debolezza dei lavoratori dovuto dalla necessità di ottenere e mantenere il posto di lavoro.

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Vice direttore della Gazzetta di Ascoli - Giornalista

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