Il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, e l’assessore regionale Guido Castelli, intervengono sul Piano sanitario della Regione Marche. “Nelle ultime settimane e nonostante la pandemia, – sostengono Fioravanti e Castelli – la giunta regionale ha avviato le attività propedeutiche all’approvazione del nuovo piano sanitario. A questo riguardo il presidente Acquaroli e l’assessore Saltamartini hanno promosso una doverosa campagna di ascolto coinvolgendo i professionisti sanitari, gli amministratori locali e i sindacati. Uno stile diverso da quello a cui eravamo abituati e che vuole porre al centro della riflessione strategica sulla sanità marchigiana il ruolo dei territori. Per quanto riguarda la provincia di Ascoli, i massimi vertici regionali hanno tenuto ben due incontri sia ad Ascoli che a San Benedetto e il sottosegretario alla salute Andrea Costa ha recentemente effettuato due visite istituzionali al “Mazzoni” e al Madonna del Soccorso per una puntuale ricognizione delle strutture ospedaliere dell’area vasta 5. Queste occasioni di confronto sono state utili a rimarcare le peculiarità sanitarie dell’area Picena. La nostra, infatti, è l’Area vasta di confine che rispetto al resto delle Marche registra la maggiore mobilità attività interregionale (senza godere della relativa remunerazione; sconta la maggiore concentrazione di privato ospedaliero; è più distante in termini geografici dal punto di erogazione delle prestazioni ospedaliere di terzo livello cioè l’ospedale regionale di Torrette. Questa pesantissima e colpevole eredità ricevuta dal centrosinistra ha determinato dei deficit organizzativi molto gravi, specie in termini di personale, che dobbiamo e vogliamo superare. È questo, tra l’altro, il modo migliore per ridurre il rischio da “sindrome dei capponi di Renzo” che alimenta la tossina più pericolosa del sistema di Area vasta 5, cioè il campanilismo. Per questo motivo abbiamo, formalmente, scongiurato la demenziale proposta dell’ospedale unico di Spinetoli e chiarito che Ascoli e San Benedetto manterranno i rispettivi ospedali ovvero due stabilimenti equiordinati di primo livello organizzati in una logica integrata. Date queste premesse, sotto il profilo infrastrutturale, riteniamo che – mentre il Mazzoni necessita di una riqualificazione straordinaria (con particolare riferimento alla riqualificazione energetica e al nuovo pronto soccorso) – l’obsolescenza del Madonna del soccorso richiede un’azione più radicale (nuovo manufatto o demolizione/ricostruzione). Con buona pace dei mistificatori che nelle ultime ore hanno voluto generare equivoci strumentali, la volontà della Regione è quella di raggiungere una reale e corretta integrazione tra i due stabilimenti ospedalieri, rafforzandone i servizi e gli standard. Il tutto garantito da un accordo di confine con l’Abruzzo per i ristori da mobilità attiva, da una strategia ben organizzata delle reti cliniche e da una rimodulazione dei rapporti con il privato sanitario. Ci stiamo predisponendo ad un cambio di passo. Soprattutto nell’interesse del paziente che, nell’Area vasta 5, deve essere finalmente messo al centro di un’azione capace di stimolare la cooperazione tra i nostri professionisti sanitari. L’eredità ricevuta è davvero complicata, ma abbiamo le idee sufficientemente chiare per restituire dignità al nostro sistema sanitario che può e deve beneficiare dall’apporto positivo dell’Area vasta 5”.