Ergastolo per Giuseppe Spagnulo e Francesca Angiulli. È questa la pena richiesta dal pubblico ministero Umberto Monti per i due imputati dell’omicidio di Antonio Cianfrone, l’ex vice comandante della caserma dei carabinieri di Monsampolo ucciso la mattina del 3 giugno 2020 mentre faceva jogging lungo la pista ciclabile di Pagliare. «I due imputati sono sicuramente i responsabili dell’omiocidio, non solo aldilà di ogni ragionevole dubbio, bensì aldilà di ogni possibile dubbio» ha sostenuto il pm Monti davanti ai giudici della corte d’assise di Macerata durante la sua requisitoria al termine della quale ha chiesto la condanna all’ergastolo per i due imputati, con l’isolamento diurno per tre mesi e nessuna attenuante, sostenendo che la coppia di coniugi aveva una ossessione per Cianfrone da indurla ad uccidere deliberatamente Durante la discussione in aula, la pubblica accusa ha riproposto la ricostruzione di quanto accaduto il giorno del delitto e lo ha fatto sulla base dei rilievi effettuati in sede di in dagine delle testimonianze raccolte anche nel corso del dibattimento processuale e delle immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona in cui si è compiuto l’agguiato mortale che, per l’accusa, hanno ripreso i killer sia mentre si avviucinavano alla pista ciclabile, sia successivamente quando si danno alla fuga in sella alla motocicletta.
Una ricostruzione che però non convince affatto gli avvocati Alessandro Angelozzi, Felice Franchi e Gianfranco Di Marcello – difensori dei due imoputati – che hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti ritenendo debole il castello accusatorio predisposto dalla Procura sostenendo la mancanza di indizi di colpevolezza nei confronti degli imputati gravi, precisi e concordanti, tanto più in assenza di un movente. «La chiave di questo processo è l’abbigliamento indossato dai killer – ha evidenziato nel corso della sua arringa l’avvicato Angelozzi -. Ci sono almeno quattro testimoni che rilevano delle difformità nell’abbigliamento, c’è chi ha visto due persone vestite tutte completamente di nero senza notare neppure un lembo di pelle oppure i guanti in lattice azzurri indossati da Francesca Angiulli». A questi poi, si aggiungono anche i dubbi sollevati dagli avvocati Franchi e Di Marcello sui residui di polvcere da sparo rinvenuti sulle manopole della motocicletta: «Ci sono degli esami determinanti che i tecnici del Ris non hanno svoltoi perchè non hanno i mezzi a disposizione per poterli fare – ha detto l’avvocato Franchi -. Inoltre, dei dubbi ci sono anche sugli accertamenti balistici che sono stati effettuati».
La corte si è poi riservata di decidere sulla richiesta dei difensori di rimodulare la misura cautelare e ha aggiornato il processo al prossimo 16 dicembre quando la corte emetterà la sentenza di primo grado.