20220317_192638Il riconoscimento di Capitale italiana della cultura andato a Pesaro, con la proclamazione da parte del ministro Franceschini, resta difficile da digerire, per molti ascolani che si sono sfogati sui social, aldilà di ogni possibile posizione di parte e di polemiche politiche, soprattutto per alcuni aspetti emersi durante la diretta web del Ministero della cultura. Il primo, riguarda la posizione e le dichiarazioni reiteratamente garantiste per ribadire più volte che tutto si era svolto nella massima regolarità, ancor prima che venisse annunciato il nome del vincitore. Franceschini ha volutamente ripetuto più volte e rimarcato il fatto – basta risentire il video della diretta – che non c’erano state pressioni o raccomandazioni e che tanto se ci fossero state sarebbero state inutili. E poi è stato ribadito dalla presidente di giuria che tutte le decisioni erano state prese all’unanimità durante tutto il periodo di valutazione e che si era stati anche tutta la notte a lavorare… Ma se c’era tutta questa unanimità, si è domandato qualcuno che ha assistito alla diretta, perché lavorare fino a tarda notte? Infine, la dichiarazione conclusiva della presidente che ha spiegato come avesse provato a comunicare al ministro almeno con qualche minuto di anticipo la città vincitrice ma che Franceschini non ha assolutamente voluto sapere nulla se non all’apertura della busta. Certo che, pur riponendo la massima fiducia nelle parole del ministro e della giuria, col tanto insistere sulla correttezza della procedura senza infiltrazioni, senza raccomandazioni e senza che Franceschini conoscesse prima il verdetto, alla fine a qualche ascolano forse è iniziato a venire qualche dubbio. La massima regolarità delle procedure, di fatto, è una cosa che in queste situazioni va data per scontata. E non occorrerebbe ripetere più volte cose che dovrebbero essere ovvie. Quindi, pur riponendo la massima fiducia nelle parole del ministro e della presidente di giuria, è chiaro che alla fine in qualcuno questa fiducia abbia iniziato a vacillare.

Così come maldestro è risultato, alla fine del suo intervento, il passaggio in cui il sindaco di Pesaro, Ricci, ha citato il ministro chiamandolo semplicemente Dario. Forse l’unico tra i 10 sindaci presenti a dare del tu a Franceschini.

Sommando tutta questa serie di suggestioni, si è scatenata, sui social, la polemica di molti cittadini. E tutto questo è stato ancor più amplificato quando qualcuno ha ricordato anche che Pesaro, contrariamente a quanto fatto da Ascoli in passato, all’inizio del percorso ha voluto andare avanti con la propria candidatura nonostante fosse già stata annunciata e ufficializzata quella ascolana. Così come ha pesato il fatto che non si sia affatto tenuto conto neppure dell’aspetto dell’emergenza terremoto quando, in precedenza, si era assegnato il riconoscimento direttamente a Bergamo e Brescia – come ricordato all’inizio dallo stesso Franceschini – per l’emergenza Covid.

Poi, alla fine, resta la dialettica aperta sulle potenzialità e le presenze culturali delle due città, dei contenuti dei dossier e dei criteri di scelta utilizzati dalla commissione. Perché è chiaro che non si possa condannare qualcuno solo basandosi su comportamenti e sensazioni, ma è comprensibile che i tanti passaggi sopra descritti, alla fine, possano aver comunque alimentato dubbi e influito sullo stato di malcontento di molti ascolani.

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