Lo stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno è assieme a quelli di Ringaskiddy e Newbridge, in Irlanda, e Friburgo in Germania, uno dei quattro siti di produzione e confezionamento a livello globale del farmaco antivirale orale anti-Covid-19 Paxlovid. In particolare, il sito marchigiano, una volta ricevuto il principio attivo, si occupa del processo di produzione e confezionamento delle compresse, per poi distribuire il trattamento in tutta Europa.
Pfizer ha iniziato a suo rischio già l’anno scorso la produzione di Paxlovid e prevede di produrre fino a 120 milioni di trattamenti entro la fine del 2022. “Il Paxlovid (formato da due compresse da 150 mg di nirmatrelvir e una compressa da 100 mg di ritonavir) è un inibitore della proteasi principale (Mpro) del virus SARS-CoV-2, indicato per il trattamento del Covid-19 negli adulti, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad aumentato rischio di progredire verso malattia grave” spiega Valentina Marino, direttore medico di Pfizer Italia. Il farmaco ha dimostrato di ridurre significativamente i ricoveri e i decessi, se somministrato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, “con una modalità di assunzione domiciliare che potrebbe cambiare il modo in cui può essere trattato il Covid-19, riducendo potenzialmente l’impatto della pandemia sui sistemi sanitari e ospedalieri”. Per la struttura di Ascoli Piceno, che ha adeguato linee di gestione altamente complesse per confezionare insieme i due principi attivi di Paxlovid su larga scala, con un investimento programmato di circa 50 milioni di dollari. “Sono previste oltre 250 nuove assunzioni nello stabilimento, che è un punto di riferimento per l’economia delle Marche e della provincia di Ascoli, con un impatto diretto sul Pil della regione derivante dal settore industriale del 2% circa” commenta Beatrice Colombo, site leader dello stabilimento ascolano. Tra i punti di forza del sito anche dello stabilimento anche la sostenibilità e l’innovazione tecnologica.