IMG-20220619-WA0031Una delle Mission di Croce Rossa è quella di contribuire a creare un mondo in cui le comunità siano più forti e consapevoli, capaci di poter affrontare le sofferenze e le crisi. La presidente Biancucci della CRI Ascoli Piceno, con i suoi volontari ed operatori già dal 2016 aveva subito attivato la macchina dei soccorsi. “Una tragedia come quella del sisma non puoi scordarla. Le crepe, la devastazione, le urla sono ciò che noi tutti di CRI non possiamo dimenticare.” dichiara con fermezza la presidente Biancucci”. Passati i primi momenti di soccorso ed emergenza abbiamo compreso che una volta concluso il “palcoscenico” del momento sarebbe iniziato il vero lavoro di supporto.” Ed è proprio da quel momento, che la CRI mantenne la sua promessa, di rimanere. Grazie al progetto nazionale di Croce Rossa Italiana e Poste Italiane, si è potuto avviare un percorso di assistenza e supporto psicologico e sociale costante per la durata di due anni e mezzo.  Spiega la dott.ssa Dionisi che ha seguito dapprima le prime fasi dell’emergenza per poi proseguire con progetti di natura psicosociale: “Abbiamo incentrato il lavoro sul supporto psicosociale fondato sulla comunità, per favorire la creazione di esperienze comuni e promuovere un sentire comune condiviso dai membri di un gruppo. Condividere le proprie storie personali fa sentire meno soli e facilita il processo di elaborazione. La fase più difficile è certamente quella della separazione e saluto a fine di ogni progetto, perché si creano dei legami emotivi ed affettivi molto forti tra professionisti, volontari e beneficiari. Nonostante sia una delle parti più delicate, è necessario dare uno spazio e luogo per salutarsi ed esprimere i sentimenti presenti”.  La Croce Rossa di Ascoli Piceno ha accompagnato il lavoro professionale in tutte le fasi, con una presenza costante e partecipe. L’importanza di queste attività di comunità ha reso possibile il contrasto e contenimento di sentimenti legati alla solitudine e all’isolamento, rafforzati dal periodo Covid-19. La chiusura progettuale porta con sé sempre un vuoto, in questo caso è significativo aver lavorato sul senso di autoefficacia ed empowerment, dove è la persona e la comunità stessa a rendersi , dopo una fase di elaborazione ed accompagnamento, attiva nel processo di riacquisizione delle proprie abilità e del proprio tessuto sociale.
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