di Luca Marcolini
Rappresenta una ventata di freschezza, provocazione e poesia in musica l’apertura di porta dell’estate ascolana su Ascoli Summer Festival. Un punto d’incontro improvviso con tre diverse sfaccettature della musica italiana e tre prospettive differenti per guardare alla realtà immergendosi tra stili e arrangiamenti contrapposti, dalla filosofia rap di Mecna e Coco che cambia direzione e si mostra nella forma-canzone di tendenza in questa fase post pandemia al messaggio diretto e perforante di Ariete, una commistione di introspezione profonda unita alla sfrontatezza di brani sparati in faccia all’ascoltatore senza infingimenti o filtri, pur cullati da una melodia che ti entra in testa, puntuale, ma che alla fine si lascia dietro l’eco di una riflessione. Per arrivare poi al percorso alla rovescia di chi, come Dario Brunori, alias Brunori Sas, ha ribaltato gli stereotipi della tendenza musicale andando a rispolverare i suoi racconti cantati, anche autobiografici e a tratti fotografie di una realtà che ci ruota attorno senza finire mai di stupire con le cose semplici. Lui, Brunori Sas, che ha incontrato il successo popolare quando neanche lui, forse, lo cercava più. E si è fatto largo cavalcando le impalcature poetiche di maestri come De Gregori per infrangere le barriere del mercato musicale attuale fregandosene di tutto e tutti. Tutto questo è stato Ascoli Summer Festival. Una triplice, piacevole sensazione in tre inaspettate notti ascolane di mezz’estate.